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Charlie Kirk, perché il funerale è un punto di svolta per gli Usa

I seguaci dell’attivista conservatore hanno gremito due stadi di football americano. Intere famiglie hanno trascorso la notte in auto o accampate per assistere alla cerimonia
di Giovanni Longoni lunedì 22 settembre 2025

3' di lettura

 C’è chi ha dormito nel parcheggio davanti allo stadio. Famiglie intere con ragazzini al seguito. Altri aspettavano fuori dalle 4 del mattino, altri ancora hanno dovuto parcheggiare a chilometri di distanza e raggiungere a piedi la funzione. Tutto per conquistare uno dei posti a sedere ai funerali di Charlie Kirk, l’attivista conservatore ucciso in un attentato il 10 settembre mentre teneva un discorso all’Università dello Utah. I sedili dello State Farm Stadium di Glendale, la tana degli Arizona Cardinals della NFL, sono stati occupativelocemente. Su ogni posto i fedeli hanno trovato un braccialetto di gomma con la scritta: «We are Charlie Kirk». Charlie Kirk siamo noi. Il suo popolo.

I media locali dicono che all’interno dell’arena c’erano circa 46mila persone. Lo stadio ha una capacità superiore ai 63mila ma per questioni logistiche e di sicurezza il numero degli ingressi è stato ridotto. Decina di migliaia di persone sono perciò rimaste fuori dello stadio, mentre altre si sono dirette in un'arena vicina, il Desert Diamond, che può contenere fino a ventimila posti e dove la cerimonia è stata trasmessa sul maxischermo. Ma la polizia, la gente che è arrivata in città per pregare e dare l’ultimo saluto al suo eroe raggiungeva le 200mila persone. Tutte vestite con i colori nazionali bianco rosso e blu. Cornamuse hanno suonato “Amazing Grace”, l’inno religioso più popolare del Paese.

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Ingenti le misure di sicurezza: il Secret Service aveva schierato 800 dei suoi uomini mentre l’Fbi aveva limitato lo spazio aereo attorno allo State Farm. In un post su X, Il Bureau ha dichiarato: «Si ricorda a tutti gli operatori di aeromobili di controllare e verificare i Notam (Notices to Airmen) della Faa prima di ogni volo. Gli operatoridi droni che accedono alle aree soggette a restrizioni senza autorizzazione potrebbero incorrere nella confisca del drone, in multe e in potenziali procedimenti penali».

C’erano anche i vip. Il presidente Trump, il vice Vance, accolti da applausi e grida: «U-S-A! U-S-A!». Trump ha sorriso, protetto a vetri antiproiettile. Con lui sugli spalti c'erano il capo di gabinetto Susie Wiles, il genero Jared Kushner, il figlio Donald Trump Jr. e il vice capo di gabinetto Dan Scavino. Poi Robert Kennedy jr. e, a sorpresa, si è presentato anche Elon Musk, che ha preferito restare fra la gente comune. Quella gente che, come un solo uomo, si è alzata in piedi e ha esclamato «amen» quando il commentatore politico di destra Benny Johnson ha chiesto se Charlie Kirk avesse contribuito ad «avvicinare qualcuno di loro a Cristo».

«Guardate questo», ha detto Johnson mentre la folla si alzava in piedi e lo acclamava. «Questo è lo spirito di rinascita della vita di Charlie Kirk, e questo è il potere del martirio». Il popolo di Charlie è stato il protagonista fino all’ultimo. Andrew Kolvet, lo youtuber co-conduttore del podcast di Kirk, ha affermato che, nonostante l’agenda fitta di impegni dell’attivista, che gli lasciava a malapena lo spazio per condurre il suo programma, lui «leggeva ogni singola email» dei suoi fan. E «ci sarebbero catene di email lunghe sei o sette pagine», che Kirk usava per discutere con i suoi detrattori. «Sapeva di avere un’arma segreta, ed eri tu», ha detto Kolvet ai fan di Kirk. «Non si è mai dimenticato dite e ha rispettato la tua saggezza». È l’America che vuole svoltare.

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