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Flotilla, si affondano da soli

di Mario Sechi sabato 27 settembre 2025

2' di lettura

Il Capo dello Stato ha invitato la Flotilla a non forzare il blocco navale e accettare la proposta del Vaticano (e del governo) per distribuire gli aiuti per Gaza via Cipro. L’appello del presidente Sergio Mattarella è inappuntabile, dopo l’allarme lanciato da Giorgia Meloni dalle Nazioni Unite, il Quirinale ha ribadito lo scenario di estremo pericolo di cui scriviamo da giorni. Il messaggio del Colle ha provocato un maremoto nella sinistra galleggiante, il naufragio politico dei descamisados del Pd, dei barbudos dei Cinque Stelle e dei cheguevaristas di Avs. Così l’opposizione si è esibita in un numero di contorsionismo politico, ha accolto con laudi mistiche l’iniziativa del presidente e invitato alla «riflessione», ma in realtà doveva dire solo due parole: «Tornate indietro». Non potendo andare allo scontro istituzionale con il Quirinale, Schlein, Conte e compagni hanno lasciato il timone alla Flotilla che ha ribadito l’obiettivo: forzare il blocco navale di Israele.

Non è soccorso umanitario, è propaganda. Pericolosa. In uno Stato con una magistratura indipendente, si sarebbe svegliato un procuratore della Repubblica leale con il Paese per verificare se l’iniziativa della Flotilla configura un delitto contro la personalità internazionale dello Stato, come recita l’articolo 244 del codice penale: «Chiunque, senza l’approvazione del Governo, fa arruolamenti o compie altri atti ostili contro uno Stato estero, in modo da esporre lo Stato italiano al pericolo di una guerra, è punito con la reclusione da sei a diciotto anni; se la guerra avviene, è punito con l’ergastolo».

S’alza una voce: non siamo in guerra! Per ora no (e spero mai), ma l’articolo ha anche un secondo comma che desta interesse: «Qualora gli atti ostili siano tali da turbare soltanto le relazioni con un Governo estero, ovvero da esporre lo Stato italiano o i suoi cittadini, ovunque residenti, al pericolo di rappresaglie o di ritorsioni, la pena è della reclusione da tre a dodici anni. Se segue la rottura delle relazioni diplomatiche, o se avvengono le rappresaglie o le ritorsioni, la pena è della reclusione da cinque a quindici anni». Tutto tace, la magistratura è in letargo ideologico e la legge non è uguale per tutti, si sveglia solo quando c’è da mettere sotto inchiesta il governo Meloni.

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