CATEGORIE

Canterburby, l'oltraggio: mostra di graffiti in chiesa

di Corrado Ocone lunedì 13 ottobre 2025

3' di lettura

Se gli Stati Uniti, anche grazie alla nuova amministrazione Trump, si stanno con granfatica liberando di alcune delle piùestremee provocatorie degenerazioni della cultura woke e della connessa cancel culture, la strada qui in Europa sembra ancora tutta in salita. E tocca proprio al vicepresidente americano, J. D. Vance, ricordare con un tweet agli smemorati europei la loro storia.

Nei giorni scorsi si è appreso che l’imponente cattedrale di Canterbury, nel cuore di Londra, probabilmente la più importante e conosciuta chiesa cristiana d’Inghilterra, dal 17 ottobre ospiterà una mostra gratuita di street art, concepita dal poeta Alex Vellis e curata da Jacquiline Creswell. La mostra, che rimarrà a Canterbury fino al 18 gennaio dell’anno prossimo, consiste in una serie di scritte che andranno a ricoprire gli storici colonnati, a cui non dovrebbero recare, a detta degli organizzatori, danni, essendo realizzate con inchiostro rimovibile.

Danni fisici, forse no, ma danni morali, forse ancor più gravi degli altri, sicuramente sì. La mostra ha infatti per titolo Hear Us (“ascoltaci”) ed è rivolta proprio al Signore interpellato a rispondere ad alcune delle più banali domande che ci si possa porre sul suo conto, soprattutto se si considera che certi dilemmi hanno avuto nei secoli risposte raffinatissime da parte di teologi e pensatori oggi del tutto ignorati.

EVENTO MEDIATICO

E non è difficile immaginare che sarà proprio l’Ignorante Collettivo che probabilmente visiterà in massa la mostra, che si presenta come mediaticamente appetibile, e che alla fine ne riuscirà confermato nei suoi pregiudizi. Non immaginando nemmeno che le risposte a quei propri dilemmi, ovviamente parziali come tutte quelle che concernono le questioni ultime, le ha date proprio quella cultura medievale a cui si deve l’imponente costruzione dell’edificio (che è del 1071) e che ancora oggi sembra risuonare, per chi vuole ascoltare, nelle sue mura, nei suoi marmi, nei suoi immensi spazi. Dilemmi tipo, esempi fra quelli che si leggeranno nei graffiti a scritta rossa apposti negli antichi muri di pietra: «Perché hai creato l’odio quando l’amore è di gran lunga più potente?». Oppure: «Tutto ha un’anima?».

C’è molto del nostro tempo, ove il senso stesso del sacro si è perso e la religiosità si è spesso volgarizzata, in cui lo stesso senso estetico è in caduta libera, nelle affermazioni entusiastiche con cui il mondo liberal e progressista inglese ha colto la notizia dell’imminente esposizione. E fa soprattutto dispiacere constatare che molte autorità della chiesa anglicana si siano accordate al coro, non si sa se per compiacenza o se per reale convinzione.

IL DECANO

Il decano di Canterbury, David Monteith, ha sottolineato che la mostra «costruisce intenzionalmente ponti tra culture, stili e generi». Perché, ed è questo l’elemento che spiega tutto, c’è proprio la volontà di affermare la visione woke del mondo, tanto superficiale e ipocrita, quanto intollerante, negli intenti degli organizzatori. I vertici della cattedrale londinese hanno infatti affermato che il loro progetto nasce in collaborazione con gruppi punjabi, della diaspora nera e ispanica, neurodivergenti e comunità LGBTQIA+.

L’intento è quello di dar voce agli “inascoltati” e agli “emarginati”, i quali spesso, come sappiamo, non sono altro che i rappresentanti di minoranze organizzate e influenti. Qualcuno ha detto che l’esposizione renderà Canterbury simile ad un parcheggio di Peckam, il quartiere londinese più multietnico. Ma è stato Vance a dire la parola definitiva su questa installazione: «Mi sembra strano – ha affermato il numero due della Casa Bianca - che queste persone non capiscano l'ironia di onorare le “comunità emarginate” rendendo un bellissimo edificio storico davvero brutto». Non si possono onorare comunità ritenute marginalizzate oltraggiando un edificio maestoso.

tag
canterbury
street art
jd vance

La commemorazione in Arizona Charlie Kirk, la vedova perdona il killer. Trump no: "Io odio i miei nemici"

Attese 100mila persone La Chiesa: Charlie Kirk è martire. Trump e Vance al funerale

Il discorso del vicepresidente Jd Vance e Charlie Kirk: "Mandateli all'inferno", la frase che infiamma l'America

Ti potrebbero interessare

Charlie Kirk, la vedova perdona il killer. Trump no: "Io odio i miei nemici"

Claudio Brigliadori

La Chiesa: Charlie Kirk è martire. Trump e Vance al funerale

Andrea Morigi

Jd Vance e Charlie Kirk: "Mandateli all'inferno", la frase che infiamma l'America

Claudio Brigliadori

Trump-Zelensky, "con quale vestito": Casa Bianca, un dettaglio decisivo