I finlandesi dicono di aver combattuto contro la Russia tra le 32 e 42 volte nella loro storia. Possono essere in disaccordo su quale fosse la prima o la ventitreesima guerra, ma tutti si ricordano bene l’ultimo scontro diretto, la Guerra d’inverno del 1939-40. Helsinki, mentre le temperature piombavano a -43 gradi, riuscì a respingere l’invasione sovietica per oltre due mesi. Ma Mosca riorganizzò l’esercito, riuscì a sfondare e costrinse il Paese scandinavo a cedere il 12% del territorio, compresa Vyborg, la città più cosmopolita e una delle principali aree industriali del Paese. Da quell’umiliazione e dalla Seconda guerra mondiale, e soprattutto per i 1.340 chilometri di confine che condividono con la Russia, i finlandesi hanno imparato.
Su 5 milioni e mezzo di abitanti, la forza militare in tempo di guerra arriva a 280mila uomini, circa 900mila sono addestrati come riservisti: una persona su sei ha un addestramento militare e può essere chiamata alle armi in caso di necessità, numeri che rendono l’esercito finlandese uno dei maggiori d’Europa in rapporto alle sue dimensioni. Inoltre, hanno scorte e difese per i civili: conservano almeno sei mesi di approvvigionamenti di tutti i principali combustibili, dalla benzina al gasolio, e di cereali, mentre le aziende farmaceutiche sono obbligate ad avere a disposizione tutti i farmaci importati per 3-10 mesi. Tutti gli edifici di una certa dimensione devono avere un rifugio antiaereo, e il resto della popolazione può utilizzare parcheggi sotterranei, piste di pattinaggio sul ghiaccio e piscine, pronti per essere convertiti in centri di evacuazione.
È stato elaborato un piano dettagliato sulla gestione di un’invasione, che comprende l’impiego di aerei da combattimento sulle strade più remote del Paese, la posa di mine lungo le principali rotte di navigazione e la preparazione di difese terrestri, come la distruzione dei ponti. Consapevole della sua vulnerabilità, cioè, la Finlandia si è costruita negli anni la possibilità di avere un ampio raggio di manovra che però, a fronte della rinnovata spinta imperialista e totalitaria di Vladimir Putin, si è via via assottigliato. Tanto che il Paese nordico è entrato nella Nato nel 2023, pochi mesi fa si è ritirato dal trattato di Ottawa, che mette al bando le mine antiuomo, è stato accusato da Dmitry Medvedev, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, di armarsi «per preparare la guerra contro la Russia» e ora chiede all’Europa di stanziare maggiori fondi per la difesa negli Stati in prima linea.
«Quando ci sarà la pace in Ucraina, Mosca continuerà a rappresentare una minaccia. È ovvio che sposteranno le loro forze militari vicino al nostro confine e al confine baltico- ha dichiarato il Primo ministro finlandese Petteri Orpo al Financial Times - È chiaro che abbiamo bisogno di sostegno finanziario da Bruxelles». Dal punto di vista tattico, intanto, ci stanno pensando da soli: martedì, Orpo ospiterà il primo vertice degli otto Paesi che condividono un confine marittimo o terrestre con Russia e Bielorussia (Finlandia, Svezia, Estonia, Lettonia, Polonia, Bulgaria, Romania e Lituania). L’obiettivo è di adottare capacità militari comuni in settori come la difesa aerea, i droni e le forze terrestri. E pianificare una strategia per spostare armamenti e truppe in tutto il continente.
I Paesi sul fronte orientale non solo stanno aumentando drasticamente la spesa per la difesa (Estonia, Lituania e Polonia sono sulla buona strada per spendere più del 5% del loro Pil il prossimo anno), ma sono tra i principali finanziatori dell’Ucraina in rapporto al loro Prodotto interno lordo. Al primo posto c’è la Danimarca, che ha versato 1.526 euro pro capite in aiuti militari, contro i 28 euro dell’Italia, e che lo scorso settembre è diventata territorio d’elezione per gli sconfinamenti di droni non identificati: aveva appena annunciato l’acquisizione di armi di precisione a lungo raggio, come missili e droni, per contrastare minacce distanti, soprattutto dalla Russia.
In attesa del vertice europeo di domani e venerdì, quando dovrà essere presa una decisione sul congelamento dei beni russi da utilizzare per finanziare Kiev, Orpo ha fatto sapere che la Finlandia, «in quanto piccolo Paese», non potrà fornire garanzie dirette all’Ucraina, ma contribuirà alle misure per la sua sicurezza: attività di addestramento, per esempio, o la condivisione di informazioni di intelligence. «La Russia rimane una minaccia oggi, domani e nel prossimo futuro, per l’intera Europa», è certo Orpo.