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Ong, "è un obbligo": commissione Ue a gamba tesa sulla "guerra" Italia-Germania

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"Stiamo seguendo la situazione da vicino e, dalle informazioni che abbiamo, ci sono tre navi con circa mille persone a bordo e che hanno chiesto uno sbarco sicuro. La Commissione non è coinvolta nelle operazioni di salvataggio in mare né nella definizione del luogo di sbarco. Tuttavia, ricordiamo che salvare vite in mare è un dovere morale e un obbligo legale di diritto internazionale degli Stati membri indipendentemente dalle circostanze". A parlare così è Anitta Hipper, portavoce della Commissione europea, durante un briefing della Commissione Ue sulle tre navi di ong che hanno chiesto l’accesso, senza ottenerlo, ai porti italiani per lo sbarco di migranti salvati nel mar Mediterraneo. 

 

 

Hipper ha spiegato che per ridistribuire i migranti al momento bloccati sulle navi al largo dell’Italia può essere utilizzato anche il meccanismo temporaneo di solidarietà volontario sul trasferimento dei migranti - la cui intesa è stata raggiunta nel giugno scorso da 18 Stati membri tra cui anche la Germania. Per il momento, al netto delle tre navi - Humanity, Ocean Viking e Geo Barents - ci sono state 8 mila offerte di rilocalizzazioni ma solo in 38 migranti hanno accettato. Dunque, se da una parte la Commissione europea segue con grande attenzione il confronto tra Italia e Germania, dall'altra parte si tiene cauta nelle dichiarazioni.

 

 

Intanto, solo ieri la Germania era intervenuta sul tema chiedendo al governo italiano "di prestare velocemente soccorso" alle organizzazioni civili impegnate nel salvataggio “di vite umane nel Mediterraneo". Per Berlino, "salvare persone in pericolo di vita è la cosa più importante". Parole a cui oggi ha risposto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, specificando che sull'immigrazione "abbiamo soltanto chiesto che le navi delle ong rispettino le regole europee quando salvano qualcuno in mare e poi chiedono di attraccare nei porti più vicini, lo abbiamo fatto in maniera ufficiale, con grande garbo ma anche con grande fermezza". Per Tajani "serve una collaborazione tra tutti i Paesi europei, ma anche con i Paesi dei Balcani, per fermare l’immigrazione illegale perché rischia di diventare un problema sempre più grave per tutti quanti noi".

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