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Nicola Zingaretti sbaglia Pec: multa monstre dall'Ue?

di Francesco Storace domenica 27 aprile 2025

2' di lettura

Povero Zingaretti, era pronto col vestito della festa ma gli hanno rovinato il 25 aprile. Stava lì per fustigare il governo, ma gli è capitata una giornata poco sobria con la notizia dell’atto relativo al rendiconto sbagliato per le spese elettorali relative alla campagna elettorale europea. Depressione a mille, caccia al colpevole, e si è volatilizzato, altro che resistenza... Magari all’ex governatore del Lazio andrà bene, se la caverà con un buffetto, ma certo è che non passa un bel momento visto che rischia la poltrona dorata di Strasburgo. Ovviamente, ma per Zingaretti non è una novità, lui nega. «Non ci sono procedimenti aperti», fa replicare dal suo staff che tutto preoccupato commentava in un vorticoso giro di telefonate la notizia pubblicata dal Fatto quotidiano. Niente mascherine o altre indagini, ma si palesava la fine di una carriera europea. La bella vita; l’assenza di sudore sulla fronte; il sorriso smagliante.

Tutto finito. Possibile? Tutta colpa di Marco Travaglio, che ha agitato il risveglio dell’ex segretario del Partito democratico, che quando si dimise descrisse i dem praticamente come una fogna. Ebbene, il Fatto lo ha trattato grosso modo come un boss che mischia le carte per non farsi pizzicare. A causa degli uomini della sua organizzazione, sarebbe infatti esploso il caso Zingaretti, che rischierebbe il seggio conquistato alle europee 2024 a causa dell’errore commesso nell’invio della Pec al Collegio regionale di garanzia presso la corte d’appello di Roma, contenente il rendiconto sulle spese sostenute e sui contributi ricevuti durante la campagna elettorale. Un errore apparentemente da niente, un punto o una virgola omessi o aggiunti all’indirizzo di posta elettronica, che però avrebbe fatto saltare la ricezione della documentazione in Corte d’appello. Si tratta di un adempimento obbligatorio che riguarda tutti i candidati, persino quelli non eletti. Devono comunque certificarlo.

I “compagni dello staff” si dicono sicuri che non ci sia nulla di grave. Dopo la sfuriata di Zingaretti dicono di aver ricostruito le carte: «Ci siamo accorti dell’errore e la Pec è stata di nuovo inviata correttamente». Come dicevamo, il documento è obbligatorio e va presentato al Collegio regionale di garanzia presso la corte d’appello (in questo caso di Roma) e contemporaneamente alla pec della Camera, entro 90 giorni dalla proclamazione degli eletti al parlamento europeo. “L'inoltro contemporaneo alla Camera è stato regolare- riferiscono quelli che hanno seguito i conti di Zingaretti- e l'invio sbagliato alla Corte d'Appello è stato subito evidente, quindi è stato rimandato tutto il fascicolo in tempo”. Preoccupandosi di aggiungere: “In ogni caso non è prevista la decadenza dell'elezione ma una sanzione pecuniaria”. Ah, se si tratta di soldi, nessun problema dunque... Anche se si tratta di 25 mila euro.

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