(Adnkronos) - Si tratta, spiega ancora Resti, di "una norma di buon senso. E' chiaro che questo e' un incentivo a mettere tutto nella stessa scatola giuridica, perche' in questo modo il patrimonio e' uno solo e tutte le partecipazioni di quelli che prima erano soci di societa' diverse finiscono nella stessa scatola e a questo punto davvero confluiscono a sostenere tutti i rischi dell'intero perimetro". Inoltre, aggiunge l'economista, "conoscendo Unicredit, non si puo' escludere che ci sia una ragione organizzativa. Unicredit, fin dai tempi di Profumo, e' sempre stata una banca che ogni due anni cambiava modello organizzativo. Probabilmente cambiava adottando il modello sbagliato: non lo dico io, lo dice Unicredit, perche', se dopo due anni cambiavano modello, e' evidente che quello scelto non era il modello giusto". Secondo Resti, "non era tanto il modello organizzativo in se', quanto il cambiamento che era un valore positivo, perche' consentiva di favorire avvicendamenti ai vertici delle diverse strutture, di velocizzare le carriere, di evitare rendite di posizione che poi creavano incrostazioni di potere nella banca. Il riassetto organizzativo e' stato utilizzato volutamente come strumento per creare discontinuita' e in questo modo liberare valore latente nella struttura". Quindi e' per questo che Alessandro Profumo, l'ex ad di Unicredit oggi presidente di Mps, annunciava un riassetto ogni paio d'anni: "I maligni dicevano che era per favorire la Mc Kinsey, quindi la mia e' la spiegazione benevola", conclude.