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Vittorio Feltri, sentenza tombale su Giovanni Toti: "Che fine fa in Italia chi fonda un nuovo partito"

di Giulio Bucchi domenica 9 giugno 2019

2' di lettura

In Italia c' è una moda che non tramonta mai, quella delle scissioni nelle organizzazioni politiche. Ogni tanto nasce un nuovo partito pieno di ambizioni che poi vivacchia malamente e infine tira le cuoia per mancanza di voti. Partiamo da lontano. Nel secondo dopoguerra, il PSI di Nenni si presentò alle elezioni in società con il PCI, con il quale aveva una stretta parentela. Saragat non era d' accordo con il cosiddetto frontismo e fondò il PSDI. I famosi socialdemocratici si riunirono per combattere il social comunismo. Rimasero per anni soci della Dc senza mai riuscire a ottenere molti consensi. Il loro è sempre stato un partitino. Che però governava sia pure con una quota irrisoria, cioè di minoranza. All' inizio degli anni Sessanta nacque il Centrosinistra inorganico, ossia con l' appoggio esterno dei nenniani, i quali di fatto riconobbero che Saragat aveva ragione a non voler collaborare con i comunisti. Non appena il PSI decise di entrare nella coalizione dominata dai democristiani, un gruppetto di socialisti si staccò dalla casa madre e creò il PSIUP, un pugno di disperati che raggranellò alle elezioni una miseria: circa il 3%. Dopo un breve periodo defunse. Questo per dire che il frazionamento porta sfiga a chi fraziona. Le scissioni in pratica sono sempre destinate a fallire. Basti pensare a quanto è accaduto recentemente nel Pd, dove Renzi è stato silurato dai suoi stessi compagni che lo detestavano e hanno dato vita a gruppetti di sinistra estrema, tutti inutili, o quantomeno dispersivi e ormai dispersi. Alfano, ministro prima della Giustizia, più tardi dell' Interno e infine degli Esteri, niente affatto stupido, mollò Berlusconi per aggregarsi al Centrosinistra. Pure questi è stato silenziato ed è uscito dall' arena per forza di cose. L' ultimo colpo di coda lo sta dando Toti, governatore della Liguria, già delfino di Berlusconi e ora in procinto di inaugurare una nuova formazione alternativa a Forza Italia, denominata "Italia che cresce". È vero che il Paese avanza, ma non perché aumentano i leader politici, bensì nonostante loro. Toti fu prelevato da Mediaset da Silvio. Il quale si aspettava che il giornalista gli desse una mano nella conduzione della baracca. Si illudeva. Nessuna mano, ma un morso. Una volta issatosi sulla poltrona di presidente di Regione, Giovanni - detto orso Yoghi - ha preferito dare un calcio in culo al Cavaliere minacciando di mettersi in proprio. Mi domando: dove vuole andare se non nel burrone? Egli mi è simpatico e lo stimo, ma vorrei ricordargli che i berlusconiani senza Berlusconi valgono come i bottoni di una giacca che non c' è. Zero. Il progetto di Toti è come quello del ponte di Messina, irrealizzabile. di Vittorio Feltri

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Redazione

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