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Favino: "A Sanremo per poter dire 'sono anche questo'!"

mercoledì 31 gennaio 2018

2' di lettura

Roma, 30 gen. (AdnKronos) - "Non avrei mai immaginato di presentare il Festival. Ieri un mio amico mi ha chiamato e continuava a dirmi: “Non ci posso credere!”. Era uno di quelli con cui facevo i gruppi d’ascolto. Li abbiamo fatti tutti, no? Ci si trova a casa di uno o dell’altro, si ascoltano le canzoni, si parla malissimo di tutti, si scrivono dei fogliettini con il nome del vincitore e si scommette qualcosa… Io ho azzeccato solo una volta, Riccardo Cocciante che cantava Se stiamo insieme. Ma fu un imbroglio: avevo cambiato il mio bigliettino all’ultimo momento, quando già sapevo della vittoria". Così Pierfrancesco Favino racconta in esclusiva a Vanity Fair – che lo mette in copertina del numero in edicola da mercoledì 31 gennaio – la sua imminente avventura alla conduzione del 68° Festival della Canzone Italiana al fianco di Claudio Baglioni e Michelle Hunziker. Che non aveva mai conosciuto di persona: "Di Baglioni conosco le canzoni, per averle cantate sotto le docce di tutta una vita, Michelle l’avevo vista in tv… Volevo provare a fare qualcosa di diverso, che non so ancora se so fare, spero di sì. Ho accettato la proposta di Baglioni perché mi ha detto: 'Nemmeno io l’ho mai fatto, proviamo'. Michelle è, dei tre, l’unica che ha esperienza… Non fanno altro che ripetermi tutti: non sai, vedrai, un incubo. Io per il momento faccio come le scimmie: non vedo, non sento e non parlo. E coltivo anche la speranza di divertirmi un po’. Sbaglierò? Pazienza. Non ho paura di sbagliare, ma lo dico davvero. Grazie a Dio ho già la mia piccola collezione di fallimenti, li tengo cari". Di Sanremo dice che è "lo specchio del Paese… e anche un rito famigliare, io per esempio conoscevo molto più i nomi dei cantanti che quelli dei calciatori, è un’istituzione popolare, e non è una parolaccia. È anche il 'si guarda ma non si dice' degli pseudo intellettuali… Io sono pop, non sono Umberto Eco e si vede. Non sono un uomo particolarmente colto. Sono quello che alle cene faceva ridere… Per me non c’è nessun contrasto tra il teatro, il cinema e Sanremo… Credo che ci sia una grande frattura, tra il cinema e la gente, e lo dicono anche i numeri. Però non è sempre stato così, io mi ricordo Mastroianni e Tognazzi che facevano le capriole a Studio Uno, ma rimanevano le grandissime star che erano… L’Ariston è il posto dove posso dire: io sono questo, anche questo".

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