Mangiati il fegato, Jennifer Lopez! Del tuo duetto con Pitbull non rimarranno che le polemiche, suggello di un fallimento che di Mondiale ha solo le proporzioni. La Fifa ha toppato e «We are one» (ola, ola) sta lentamente affossando tutto ciò che di buono poteva esserci in Brasile 2014. Le vuvuzela sono scomparse e di metodi simpatici per coprire il suono monotono delle voci dei (troppi) telecronisti non ce n’è più mezzo. Mi verrebbe da dire «Grazie tante, calvo di un Pitbull», ma la colpa, anche se mi piacerebbe, non è mica sua. L’unico peccato del rapper cubano è di essere più presente del Signore nelle vite di chi ha la disgrazia di avere un radio. Ma tant’è. Nell’attesa di trovare un capro espiatorio da demonizzare tanto vale unirsi alla campagna lanciata su Twitter da qualcuno che senza gli sculettamenti ritmati di Waka Waka non sa come uscire indenne da Rio 2014. #ShakiraSaveTheWorldCup dunque non è solo un hashtag. È una preghiera che, in ginocchio, noi tutti rivolgiamo alla Fifa perché conceda a Shakira di tornare a prendere possesso di un Mondiale scarno. Ridateci le vuvuzela, le gonnelline di Sud Africa 2010, ridateci Shakira e il suo potere consolatorio, capace allora di cancellare l’amaro della sconfitta italiana e oggi di restituirle il sorriso nonostante la Spagna del suo Piqué sia stata asfaltata dall’Olanda del mostruoso Van Gaal. Cara Fifa, concedici di esaltarci tentando di replicare goffamente le movenze della regina colombiana, role model unisex. Dopotutto non vorrai mica che la canzone più cantata del Mondiale italiano sia «Made in Vimercate», vero? di Claudia Casiraghi