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Vittorio Feltri: "Il centrodestra è un salame, a Berlusconi è rimasto il culetto. Salvini? Ha preso un cadavere ma non vincerà mai"

di Giulio Bucchi martedì 31 marzo 2015

2' di lettura

"Il centrodestra è un salame e a Silvio Berlusconi è rimasto solo il culetto". Intervistato da L'Intraprendente, Vittorio Feltri fa a fette (letteralmente) le ambizioni di Forza Italia e Lega Nord. Per come stanno andando le cose ora, è la conclusione del fondatore di Libero ed editorialista del Giornale, non hanno speranza alcuna di spezzare il dominio di Matteo Renzi, uno "che i voti li mette in fila ed è in grado di imporre una linea, magari raffazzonata, ma la segue". Il dilemma della Lega Nord - "Salvini ha solo, se così si può dire, un grande merito - spiega Feltri -, quello di aver ricevuto un cadavere e averlo portato ad essere il partito più massiccio del vecchio centrodestra. Non credo, però, che i tempi siano ancora maturi per sfondare al Sud, e, di conseguenza, a livello nazionale". Serve puntare ai voti dei moderati, è la critica a Matteo Salvini, e soprattutto unire le proprie forze ai partiti già esistenti, a trazione centrista. In Francia Marine Le Pen ci è riuscita, ma in Italia? "Credo si tratti di lavorare. Sì, al momento Salvini non è in grado di raccogliere tutti i berlusconiani in fuga, ma una parte sì. Non siamo di fronte a un signore che può recuperare tutti i voti, compresi quelli che sono finiti in ghiacciaia per effetto dell’astensionismo. Ma se la Lega si allea con Berlusconi rischia di perdere voti e, se anche non li perdesse, non arriverebbe da nessuna parte, al massimo raggiungerebbe il 25%. Renzi è comunque più forte, il Pd è al 37%. Non c’è più la Forza Italia di una volta. In più, si tratta di formule vecchie: al sud si alleano con Alfano, al nord con la Lega. Sono formule che non funzionano più". "Berlusconi? Un po' intontito" - C'è poi il problema, grosso come una casa, di Forza Italia mai così divisa al suo interno. "Vi voglio proporre una metafora da salumificio - azzarda Feltri -: il centrodestra è un salame. La prima fetta la tagliò Casini, quando Berlusconi fondò il PdL. La seconda la tagliò Fini. La terza l’ha tagliata Alfano. Una fettina la Meloni. Adesso Fitto, che l'ha tagliata o in procinto di tagliarla. A Berlusconi è rimasto solo il culetto. O Berlusconi ricostruisce il centrodestra, oppure i voti del centrodestra non hanno più un tetto sicuro". "Per ora - è la conclusione disincantata - non c'è un leader che possa fare il ricostruttore. Quanto a Fitto, qui al nord, per quello che sento, è passata l'idea che sia l'ennesimo rompiballe. Vedono che Berlusconi è un po' intontito, che fa scelte incomprensibili come il Nazareno, pur di fingere di contare ancora qualcosa al governo. Poi è bastata l’elezione del Presidente della Repubblica, peraltro della Democrazia cristiana, per sfasciare tutto. È difficile per Berlusconi ritrovare quella fiducia che aveva prima. Un tempo, grazie a quella fiducia e alla stima di cui godeva era lui l’architetto del centrodestra. Ora non lo è più".

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