Nella finale dei Mondiali l'Argentina non ha brillato. Ha giocato una partita discreta, ma non ha eccelso. Il suo giocatore di punta, Leo Messi, si è eclissato nei momenti più importanti. Ma nonostante la sua deludente performance, imputabile anche al suo stato fisico (ancora i conati di vomito), i giuristi della Fifa lo hanno nominato miglior giocatore dei Mondiali. Per Diego Maradona il premio è eccessivo, il Pide de oro ha detto che "Messi non lo meritava". Ma per i giurati del calcio mondiale non ci sono dubbi: la Pulce è stata il migliore giocatore di questo Brasile 2014. Il sospetto - Un riconoscimento, forse, un po' esagerato: quattro gol in questo mondiale, ma il fuoriclasse nei momenti decisivi ha toppato. E allora, perché ha vinto? A caldo, fioriscono i sospetti. Per esempio c'è chi sussurra che dietro alla decisione della Fifa possa esserci la manina delle grandi aziende, degli sponsor insomma, che con Messi vanno a gonfie vele. La Pulce è una vera e propria macchina da soldi: tenere alto il suo nome, il più in alto possibile, può essere una priorità per molti. Il precedente - Il personaggio calcistico più sponsorizzato del momento non può e non deve crollare di fronte agli altri candidati, meno "pesanti" per le aziende che finanziano il movimento. Una considerazione piuttosto realista poiché l'ingerenza degli sponsor nei Mondiali ha origini lontane. Nella competizione del 1998, per esempio, Ronaldo, dopo l'attacco epilettico, non era in condizione per scendere in campo nella finalissima con la Francia. Poche ore prima della partita si scatenò una pioggia di illazioni: Ronaldo sì, Ronaldo no? I brasiliani non riferirono nemmeno le cause dell'indisposizione e a pochi minuti dal calcio d'inizio ecco che sul foglio delle formazioni non compariva il suo nome. Pochi secondi prima del via la retromarcia: Ronaldo c'è. Anche in quel caso, e la circostanza è stata nei fatti confermata, c'era dietro la mano degli sponsor, due giganti dell'abbigliamento, uno che sponsorizzava la Francia, l'altro i verdeoro. Il parallelismo - La storia di Messi è un po' diversa, certo meno drammatica, ma segue questo ragionamento strategico. Eppure il quattro volte Pallone d'oro, il premio Fifa, non lo meritava. Sì, ha portato la sua squadra sul podio dei Mondiali, ma durante il torneo non ha brillato totalmente e non è stato il capocannoniere. Meglio di lui, per dirne alcuni, Thomas Müller, Arjen Robben o Bastian Schweinsteiger. Ma a differenza degli altri candidati Messi fa gola, e forse va "difeso". Nonostante tutto.