Roma, 9 gen. (Adnkronos) - Nell'ambito dell'inchiesta della procura di Roma che questa mattina ha portato all'arresto di sette persone, tra cui il patron della discarica di Malagrotta, Manlio Cerrroni, l'ordinanza con cui la magistratura ha disposto i provvedimenti parla di "fatti di inaudita gravità" anche per "le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettività" e sottolinea l'esistenza, a partire almeno dal 2008, di una stabile struttura organizzativa "informale" sovrapposta a quella formale delle società relative al gruppo imprenditoriale guidato da Cerroni. Quest'ultimo, sottolineano gli inquirenti, "dagli stessi sodali" era "chiamato con l'appellativo di 'Supremo". Accanto alla presenza di un "nocciolo duro costituito dalla stesse persone", viene rilevato, vi è la "presenza di altri soggetti che si associano con riferimento a vicende specifiche. Subito sotto Cerroni, "nella piramide organizzativa, si trovava Bruno Landi quale organizzatore, in grado di condizionare l'attività dei vari enti pubblici coinvolti nella gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio (a partire dalla Regione sino all'Arpa) al fine di consentire al gruppo imprenditoriale riconducibile a Cerroni di realizzare e mantenere un sostanziale monopolio nella gestione dei rifiuti solidi urbani prodotti dai comuni delle varie aree territoriali ottimali". L'esistenza di questo sodalizio costituito da soggetti privati, pubblici funzionari e politici, è stata nel tempo monitorata e ricostruita grazie all'utilizzo di intercettazioni telefoniche, all'assunzione di informazioni testimoniali, ad acquisizioni documentali e a consulenze tecniche.