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Nicola Rizzoli ora sogna la finale dei Mondiali

di Andrea Tempestini domenica 13 luglio 2014

2' di lettura

Nicola Rizzoli ieri era osservato speciale. Dopo la serataccia dello spagnolo Velasco, bersagliato da critiche e insulti per la morbida e inadeguata direzione di Brasile-Colombia, l’unico fischietto italiano al Mondiale non poteva fallire. E non ha fallito, complice anche un Argentina-Belgio privo di elevati momenti agonistici o tensioni personali fra i giocatori. Certo, ha sventolato con puntualità i cartellini gialli (tre), insieme ai segnalinee Faverani e Stefani ha visto i fuorigioco che c’erano ma non ha mai fatto scenate, non ha gesticolato a sproposito (come il Moreno ammirato durante Italia-Costa Rica): ha spiegato, Rizzoli, quello che c’era da spiegare ma senza aprire battibecchi. Fondamentale per avere rispetto, tenere le distanze e non perdere tempo, all’insegna del tacito patto con i giocatori: «Aiutiamoci». Rizzoli lo abbiamo bersagliato a suo tempo. Lo abbiamo fatto quando a Catania nel match vinto dalla Juve sbagliò tutto da assistente di porta, e pure quando contribuì all’annullamento del gol di Montolivo nel derby di Milano. Lo abbiamo massacrato quando ha toppato nel derby di Torino, graziando il già ammonito Vidal e non concendendo un solare rigore ai granata che poteva significare il pari. Oggi è il momento di stare dalla sua parte. In Brasile aveva già diretto Spagna-Olanda e Nigeria-Argentina, entrambi filati via lisci e anzi culminati con un siparietto. Protagonista Vincent Enyeama, porietre nigeriano, che la butta sul ridere: «Ma proprio oggi che gioco io contro Messi dovete dargli tutti questi calci di punizione? Leo è il più forte di tutti, mentre io sono una m…». «Ma anche voi siete bravi: se non lo fosse stati, non sareste qui», la replica sorridente di Rizzoli. Che anche ieri a Brasilia ha superato l’esame. Candidarlo alla finale non pare un’eresia, il principale avversario è l’inglese Webb: ma lui la finale mondiale l’ha già arbitrata quattro anni fa. (LOTO)

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