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Vittorio Feltri contro Fabio Fazio: "Fa il cerimoniere dello snobismo e intanto gonfia il portafogli"

di Caterina Spinelli domenica 16 febbraio 2020

4' di lettura

Marcel Boulenger (1873- 1932) fu provetto spadaccino, amico di Gabriele D' Annunzio, giornalista e scrittore raffinato. Sconosciuto all' editoria italiana per decenni, oggi è al centro di un piccolo caso editoriale, con tre libri pubblicati nel giro di pochi mesi. L' ultimo arrivato è Elogio dello snobismo (Odoya). Un pamphlet di poche ma grintose pagine in cui Boulenger elogia per stroncare e mette dunque alla berlina un tipo umano ancora molto diffuso: lo snob. Prima di tutto: cosa significa snob? Questa parola, che usiamo in modo scontato, ha un' origine misteriosa e dibattuta. L' ipotesi a lungo più accreditata, forse a torto, è che snob sia la contrazione di sine nobilitate, espressione latina che all' università di Oxford indicava gli studenti di famiglia non aristocratica. Sui registri era abbreviata in «s.nob». Secondo questa definizione, lo snob è il borghese che vorrebbe far parte della nobiltà. Tuttavia parole molto simili a snob sono presenti in lingua islandese (snopr) e in antico sassone (snab). Lo snob è uno spaccone e si vanta di qualità che non possiede. Inoltre è un campagnolo trapianto in città dove prova a scimmiottare lo stile di vita dell' aristocrazia. In tutti i casi, il fenomeno sociale affonda le radici alla fine del XVIII secolo ed è in rapporto con l' ascesa della borghesia. Boulenger accoglie e adatta queste definizioni. Lo snob è il borghese che vorrebbe avere le caratteristiche che i nobili sembrano possedere per diritto di nascita: una certa sprezzatura, il gusto innato per il lusso, il cinico senso dell' umorismo. Purtroppo non è in grado di apprendere ciò che gli aristocratici succhiano insieme con il latte delle balie. Di conseguenza, per essere all' altezza, lo snob approva senza riserve tutte le fissazioni dell' alta società e condanna quelle della classe sociale alla quale in realtà appartiene: la borghesia, appunto. Come il nobile, quando gradisce qualcosa, la definisce «spassosa»,«adorabile» e «deliziosa». CATEGORIA DELLO SPIRITO Il maestro nel descrivere lo snobismo fu Marcel Proust. L' autore della Recherche ha trasformato il fenomeno sociale in categoria dello spirito (eletto). Gli snob sono affetti da un senso della superiorità che non si capisce da cosa sia giustificato. Boulenger taglia corto con acido sarcasmo: «1° essere ricevuti nei salotti delle persone titolate o molto ricche; 2° riceverle a propria volta; 3° disprezzare chiunque non sia mai invitato nei suddetti salotti». Lo snob ostenta buone maniere ma in realtà si nutre di malcelato disprezzo per le classi sociali «subordinate». Fino a qui il passato. Ma oggi chi è lo snob? Le cose sono cambiate. Lo snob mantiene intatto un senso della superiorità morale e culturale. Ma lo snobismo non è più elitario. Anzi. Lo snobismo è di massa. Nel mondo della cultura, per esempio, non è l' eccezione ma la regola. Lo snob si dichiara pericolosamente originale proprio nel momento in cui esprime banalità del tutto scontate nel suo ambiente, anzi: prescritte e richieste dal suo ambiente come lasciapassare e testimonianza di appartenenza al gregge. Chi ha le idee giuste ha diritto di parola e merita l' applauso. Chi ha le idee sbagliate deve tacere e merita biasimo. Questo tipo di censura morale si sposa alla perfezione con il politicamente corretto. L' applicazione pratica è spietata. Le idee che si scostano di pochi millimetri dalla ortodossia spariscono subito dopo essere state tacciate di fascismo, razzismo, xenofobia. Nel mondo dello snob ci sono solo due tipi di pensiero: sinistra e destra, socialismo e fascismo, bontà e cattiveria, bene e male. La varietà e le sfumature non sono alla portata dello snob, troppo abituato ad aver ragione per aver voglia di confrontarsi. Leggi anche: Feltri, l'ipotesi di un patto tra Salvini e Renzi: "Se lo fanno, non ce n'è per nessuno" IL CERIMONIERE Lo snob promuove il suo gruppetto. Piccolo ma sufficiente per essere la voce ufficiale della cultura italiana. Fabio Fazio ne è il gran cerimoniere. I suoi ospiti sono tutti quanti «spassosi», «adorabili» e «deliziosi». Dotti, sapienti, cantanti, scrittori fanno a gara per ripetersi, ribadire il già detto, esprimere l' opinione corrente con l' aria di chi corre verso il plotone d' esecuzione. Mentre s' indignano e tuonano contro il conformismo della borghesia, il loro portafogli si gonfia, riempito dalle banconote elargite proprio dalla borghesia allocca pronta ad abboccare. Lo snobismo si confonde oggi con la mediocrazia. Lo snob si esalta per il romanzo con pretese letterarie (abbiamo detto pretese). Per l' opera d' arte che vorrebbe riflettere lo spirito dell' epoca e invece fa a stento sorridere per cinque minuti prima di finire nel deposito degli oggetti dimenticati perché irrilevanti. Per il film d' autore vuoto come la testa del regista dietro la telecamera. Per il saggio del geniale intellettuale che riscrive penosamente gli articoli di giornale, ma almeno gli articoli di giornale non hanno la pretesa di durare, mentre il geniale intellettuale crede di aver staccato il biglietto per l' immortalità. Venghino signori, venghino. Ecco il campionario delle idee elitarie confezionate apposta per la massa. di Vittorio Feltri

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