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L'agricoltura 'al femminile' tiene la crisi grazie anche alle idee green

Negli ultimi dieci anni la quota di aziende 'rosa' è passata dal 30,4% al 33,3%
domenica 10 marzo 2013

2' di lettura

Roma, 8 mar. - (Adnkronos) - Dal biologico alle produzioni di nicchia Dop e Igp fino ad arrivare alla viticoltura ecofriendly. Sono le donne in agricoltura, settore in cui il tasso di 'femminilizzazione' è più elevato. A scattare la fotografia delle 'imprenditrici della terra' in Italia, è Donne in Campo-Cia, l'associazione 'femminile' della Confederazione italiana agricoltori. In particolare l'associazione segnala che, solo negli ultimi dieci anni la quota di aziende 'rosa' è passata dal 30,4% al 33,3% attuale. Questo vuol dire che un imprenditore agricolo su tre è donna. Un trend confermato anche dall'Istat, secondo cui nell'ultimo decennio le aziende a conduzione femminile sono diminuite meno di quelle a conduzione maschile (meno 29,6% contro meno 38,6%). Le aziende 'al femminile', dunque, tengono la crisi grazie anche alle idee green. Un esempio virtuoso nel campo della sostenibilità è una giovane azienda vitivinicola, 15 ettari di vigneto nelle colline della Val di Chiana, della Cia che ha messo al bando la plastica presente tra i filari. Un'idea innovativa per l'ambiente e, soprattutto 'in rosa'. Ogni anno, infatti, le nostre vigne consumano 10 chili di plastica per ettaro, sotto forma di quel legaccio verde che si usa per fissare le viti alle strutture di sostegno, il cosiddetto 'tubetto agricolo' in Pvc. Sicuramente si tratta di uno strumento di lavoro comodo e resistente, ma non è per niente ecologico. Per questo nell'azienda di Chiara Innocenti, (presidente dei giovani imprenditori della Cia Toscana) e di Francesca e Andrea, i legacci verdi sono stati sostituiti da un cordino di cellulosa, completamente biodegradabile. In questo modo, i tre giovani conduttori d'azienda, hanno eliminato la plastica dalla propria vigna. E nel dettaglio, risparmiano così 16 chilometri di filo l'anno, pari a 150 chili di plastica. Un gesto ecologico, che evita, tra l'altro, che il terreno circostante si riempia presto di laccetti verdi. Questo cordino, fatto di fibre di cellulosa, una volta rimosso dalle piante può tranquillamente essere lasciato sul terreno perché si degrada come qualsiasi altro materiale vegetale. I tre giovani conduttori d'azienda, una biologa, un esperto in comunicazione e una dottoressa in economia, provengono da esperienze differenti, che hanno deciso di mollare per scegliere la vita in campagna. Chiara, ad esempio, con una laurea in economia e un contratto in banca a Milano, è stata vittima di uno dei tanti "tagli al personale". Cambia strada e ricomincia da capo. Nel 2008, insieme a Francesca, ristruttura un podere di 25 ettari ai piedi del castello di Dorna, nel cuore della Val di Chiana, e mette su un'azienda vitivinicola, coinvolgendo anche Andrea, chiamato a occuparsi dell'aspetto più imprenditoriale dell'azienda. Ora producono 4 tipi di vino, un vin santo e l'olio.

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