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Renzi si vergogna del PdNessun simbolo del partitoalla Leopolda di Matteo

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 27 ottobre 2013

Matteo Renzi alla Leopolda

2' di lettura

Come si vergognasse del partito che ha in mente di guidare. O meglio: il partito che ha in testa lui non ha nulla a che fare con il Pd. E' questa l'impressione di chi ieri è arrivato alla Leopolda per sentire il discorso del candidato alla segreteria del Partito Democratico. A "piazza Matteo Renzi" non c'era nessun simbolo dei democratici. "No loghi? E' come avere Messi alla Fiorentina senza la maglia", ha subito notato lo sfidante Gianni Cuperlo. "Tu mandaci Messi che poi la maglia si trova", gli ha risposto Renzi. "Quando faremo iniziative di campagna elettorale avremo anche le bandiere", aggiunge. Altra cosa che non passa inosservata è che la maggior parte dei parlamentari renziani portano al collo un badge con il solo nome di battesimo, proprio come tanti volontari che lavorano per la riuscita della convention: così girano Ermete (Realacci), Roberto (Giachetti), David (Ermini), Matteo (Richetti). Anche Antonello Giacomelli di AreaDem, avvicinatosi recentemente al campo renziano, sul suo pass ha solo il nome di battesimo. Fa eccezione Stefano Bonaccini, ex bersaniano ora coordinatore della campagna renziana per le primarie, che invece ha scritto nome e cognome. In sala, tra tanti renziani storici, c'è anche il 'dalemiano' Nicola Latorre: "E' la mia prima volta, ed è una bella prima volta", dice. "Non ho mai pensato che Renzi fosse un estraneo o un infiltrato nel Pd". Defilata, seduta nelle ultime file, Agnese, la moglie del sindaco: "Sono qui per ascoltare, spero che le cose cambino davvero, siamo troppo stanchi e arrabbiati". Confronto e analisi, intervallati da qualche pausa di buonumore, anche questo nel rispetto della tradizione della kermesse. La scelta è andata su alcune clip: si scherza sull'8 dicembre con Cetto Laqualunque che durante una gita in pullman invita a votare per lui; scorrono le immagini delle 'larghe intese' secondo Renzi con un esilarante Benigni che ai Telegatti '87 bacia un giovane Berlusconi; uno spezzone del film 'Benvenuto presidente' introduce l'intervento di Guglielmo Epifani.

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