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Ritirate molte pellicce contaminate a seguito della denuncia della LAV

L'azienda 'Il Gufo' toglie dal mercato il giaccone per bambini positivo ai test
domenica 24 febbraio 2013

2' di lettura

Roma, 20 feb. (Adnkronos) - A distanza di meno di 24ore dal lancio di "Toxic Fur" (www.nonlosapevo.com), la nuova campagna anti-pellicce della LAV sulle sostanze tossiche trovate in alcune pellicce per bambini sottoposte ad analisi di laboratorio, una delle 5 aziende coinvolte, "Il Gufo", ha emesso un comunicato stampa con cui annuncia l’immediato ritiro dal mercato del prodotto contaminato. Ieri la LAV aveva diffuso i dati su una indagine di laboratorio, commissionata dalla associazione su 6 capi d'abbigliamento di 5 note marche, in vendita in Italia (a Milano, Monza, Roma e via web), che svelava la presenza, nei capi analizzati, di alcune sostanze chimiche con valori superiori ai requisiti obbligatori presenti nella legislazione europea, relativa alle sostanze chimiche (Reach) pericolose in articoli in pelle e pelliccia e nei più diffusi standard industriali privati. Il capo tolto dal commercio dall'azienda 'Il Gufo' è il 'Giaccone piuma' con inserto in pelliccia di Murmasky (cane-procione), per bambino di 18 mesi. Un campione di questa pelliccia era stata fatta analizzare dalla LAV dal laboratorio di analisi chimiche dell’Istituto Buzzi di Prato, che aveva rilevato la presenza di Formaldeide in quantità fino a 10 volte superiore a quanto previsto dai più rigorosi standard industriali di sicurezza, oltre ad altre sostanze classificate come tossiche o possibili cancerogeni tra cui Pentaclorofenolo, Nonilfenolo Etossilato, Cromo, Piombo, Alluminio, Idrocarburi Policiclici Aromatici (Fenantrene e Naftalene). “Quella de 'Il Gufo' è una decisione responsabile , dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV Campagna Pellicce, ma per evitare d’incorrere nuovamente in un rischio ‘tossico’ è necessario rinunciare definitivamente all’uso di pelliccia animale: una scelta che avrebbe un grande valore sia ambientale che etico". La filiera di produzione dell’industria della pellicceria prevede necessariamente l’impiego di sostanze classificate anche come CMR – cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione – e che, inevitabilmente, lasciano tracce anche significative nel prodotto finito, con possibili conseguenze per la salute di chi lo indossa.

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