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Rifiuti, rivedere completamente l'accordo Anci-Conai sugli imballaggi

Ne è convinta l'Acv
domenica 21 luglio 2013

4' di lettura

Roma, 16 lug. - (Adnkronos) - L'attuale accordo Anci- Conai va completamente rivisto. Ne è convinta l'Associazione comuni virtuosi (Acv) che torna a parlare della gestione dei rifiuti da imballaggi in Italia a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate all'Adnkronos dal direttore generale del Conai, Walter Facciotto e dal delegato Anci per i rifiuti ed energia, Filippo Bernocchi. Ad innescare la polemica è stato un dossier dell'Associazione Comuni Virtuosi, in collaborazione con Esper (Ente di Studio per la Pianificazione Ecosostenibile dei Rifiuti), secondo il quale delle centinaia di milioni di euro all'anno che vengono incassati dal sistema Conai, solo poco più di un terzo viene girato ai Comuni. E non solo. Il dossier punta il dito anche contro il contributo ambientale pagato dai produttori di imballaggi: il più basso d'Europa. L'Acv sottolinea che l'obiettivo "è, come accade nel resto d'Europa, di penalizzare gli imballaggi inutili e difficilmente riciclabili facendo pagare un contributo ambientale (Cac) diversificato in relazione al reale impatto economico ed ambientale dell'imballaggio. Meno imballaggi in circolazione e progressivamente sempre più riciclabili secondo una progettazione ecologica 'dalla culla alla culla'". In questo senso, secondo l'Associazione, "appare difficilmente comprensibile l'affermazione di Filippo Bernocchi, delegato Anci per rifiuti ed energia secondo il quale l'aumento del Cac 'si scarica sempre sul consumatore nel momento in cui acquista il prodotto'. Quindi, 'quando si suggerisce di aumentare i soldi destinati ai Comuni triplicando il Cac vuol dire inventare una nuova tassa da un miliardo'". In realtà, risponde l'Associazione, "sono proprio i cittadini che oggi pagano le storture dell'attuale sistema: pagano quando sono obbligati ad acquistare imballaggi inutili e poco riciclabili e pagano nella bolletta dei rifiuti i maggiori costi delle raccolte che il sistema Conai non copre". Inoltre, se fosse vera la tesi di Bernocchi, sostenuta anche dal Conai, "l'applicazione in Italia del Cac più basso in assoluto a livello europeo avrebbe dovuto garantire al consumatore italiano un costo dei beni di consumo inferiore alla media europea. Ricordiamo che in Italia il Cac, incide soltanto per lo 0,07 % sul costo dei beni alimentari all'ingrosso, mentre nel resto d'Europa incide in media per lo 0,3 %". L'altra importante questione è: quanti soldi entrano al Conai e quanti arrivano ai comuni? Il direttore generale del Conai, Facciotto afferma che "nel 2012 i ricavi sono stati poco più di 500 milioni di euro di cui 312 sono andati ai Comuni ed è l'85% e non il 37% come riportato nel dossier". Ma secondo l'Acv, "Facciotto omette di dire che, in realtà, tra le entrate dei consorzi ci sono anche i ricavi per la vendita dei materiali e le quote versate dai soci che nel 2012 ammontavano a circa 250 milioni di euro. Nel 2012 quindi ai Comuni è andato circa il 42 % del totale degli introiti (il 5 % in più rispetto al 2011)". Nel 2011, anno preso in esame nel dossier, "i consorzi del Conai hanno introitato 819 milioni di euro e di questi soldi sono andati ai Comuni 297 milioni di euro, quindi poco più di un terzo degli introiti totali del 2011". In quanto al fatto che, secondo Facciotto, i Comuni sono liberi di gestirsi autonomamente il materiale vendendolo al miglior offerente, approfittando delle finestre di entrata e uscita previste dall'accordo, l'associazione evidenzia che "tale elemento favorisce esclusivamente il sistema Conai che può trattenersi i ricavi del contributo ambientale per la gestione di quegli stessi imballaggi di cui però non rimborsa neppure i soli costi di raccolta. Cosa invece che accade all'estero secondo quanto stabilito dalle direttive europee di riferimento". L'associazione ritiene che "un sistema che opera senza scopo di lucro come il Conai non dovrebbe avere alcuna difficoltà a riconoscere ai Comuni sia i maggiori costi di raccolta (interamente e non solo per il 20 % come dimostrato dall'Ispra e dall'Acv) che i ricavi per la cessione del mercato di quanto conferito ai Consorzi di filiera". Rispetto infine all'affermazione di Facciotto, ribadita anche da Bernocchi, secondo cui "il Conai fa più degli obiettivi previsti dalla legge", l'associazione risponde che "è proprio l'ente che ha il compito di validare i dati forniti dal Conai, e non la nostra associazione, a smentire questa affermazione". Nell'ultimo rapporto Ispra "si legge infatti che, a causa 'dell'incompleta e parziale informazione fornita dal Consorzio Conai l'Ispra non è in grado di monitorare in maniera efficace il ciclo di gestione dei rifiuti di imballaggio, validando i dati trasmessi dal Conai, e soprattutto di verificare il raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio fissati'". Infine, l'Acv ribadisce la piena disponibilità a collaborare con l'Anci per trovare una soluzione per conciliare le esigenze di tutte le parti coinvolte.

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