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Bluff svelato: il Pd ingoia la rospa

L’aspirante segretario ha già in mano i democratici: se volesse cacciare la Guardasigilli l’avrebbe già fatto. Invece s’è adeguato alla solita politica: in pubblico dice una cosa ma poi si comporta all’opposto
di Ignazio Stagno domenica 24 novembre 2013

4' di lettura

Da un pezzo abbiamo imparato a non fidarci del Pd, perché spesso dice nero ma poi vota bianco. Anzi, in bianco: come è accaduto con Franco Marini e Romano Prodi quando si è trattato di eleggere il presidente della Repubblica. Dunque, nonostante la lunga riunione notturna per decidere la  linea comune sul caso Cancellieri, non è detto che per il ministro della Giustizia le cose vadano come hanno sancito i vertici del Pd.  Tuttavia, indipendentemente dal risultato che oggi otterrà la mozione di sfiducia contro il Guardasigilli, il Partito democratico ha una rospa in gola che rischia di soffocarlo. Qualche lettore forse penserà che la telefonista dei Ligresti non è poi così ingombrante  e in un paese che digerisce tutto, perfino lo spigoloso Mario Monti, presto saranno dimenticati anche i miracoli del prefetto in gonnella, la prima ministra della storia che riesce a fare la grazia agli amici solo con il pensiero, ricevendo le sollecitazioni ed evitando di inoltrarle per non incorrere nell’accusa di concussione. Certo, è vero che presto i prodigi della Cancellieri saranno dimenticati, ma difficilmente potrebbe essere di  dimenticato il voltafaccia del suo prossimo leader. Un Rottamatore che rottama solo a parole. Ricordate? Solo una decina di giorni fa Matteo Renzi  da Santoro  ha detto che, dopo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche,  fosse stato al posto della Guardasigilli si sarebbe dimesso. E adesso che fa? Per fare un piacere a Napolitano e tenere in vita il governo Letta, invece di reclamare in maniera chiara le dimissioni della Cancellieri, si accorda sotto banco con il presidente del consiglio per levargli  la patata ministeriale dal fuoco? Oh,   conosciamo l’obiezione che userà  il furbissimo sindaco di Firenze:  io la signora l’avrei mandata a casa, ma non sto né alla Camera né al Senato e in Parlamento non ho truppe. Balle: Renzi ormai ha conquistato il Pd e molti onorevoli  sono saliti sul carro del  vincitore, dunque se volesse potrebbe dare il benservito alla Cancellieri suggerendo ai compagni suoi di votare la mozione di sfiducia del Movimento Cinque Stelle.  E se questo ordine non arriva è perché il nuovo che avanza – cioè il sindaco toscano – si è già adeguato alle vecchie regole.  Vale a dire che in pubblico dice una cosa e in privato ne fa un’altra. Cioè: di fronte alle telecamere Renzi dichiara che la Cancellieri se ne dovrebbe andare, ma poi si adegua  all’andazzo  della politica, uniformandosi agli indirizzi dettati da Napolitano, il quale – come abbiamo scritto – non vuole che il Guardasigilli si dimetta in quanto teme che appena tolta una casella del puzzle governativo venga giù anche il resto.  Insomma: il grande rinnovamento del Pd, le primarie e tutto il can can cui abbiamo assistito, hanno prodotto il nulla. O meglio: hanno lasciato inalterati i rapporti tra Pd e il suo angelo custode, anzi sarebbe meglio dire nonno custode vista l’età del presidente della Repubblica. Però, come dicevamo, fidarsi e bene ma non fidarsi è meglio, soprattutto se si ha a che fare con il Partito democratico e i suoi compagni. Infatti , nonostante l’invito del Quirinale a ingoiare la rospa,  esiste sempre la possibilità che nel Pd qualcuno si ribelli e decida diversamente da come vorrebbero il Colle ed Enrico Letta. Difficile da credere, soprattutto se si ha a che fare con gli eredi di un partito che aveva fatto del centralismo democratico – cioè della decisioni di vertice – un totem.  Ma tant’è, è crollato il muro di Berlino, potrebbe venir giù anche il muretto del nostro Cremlino e dunque in barba alle decisioni prese lassù potremmo avere una sorpresa. Nel qual caso la rospa resterebbe comunque in gola ai democratici, perché nel caso di sue dimissioni si aprirebbe una spiacevole contesa che potrebbe addirittura compromettere la legislatura.  Non soltanto perché nel Pd in tanti vogliono occupare il posto di Guardasigilli, ma anche perché un ministro che se ne va apre la porta al rimpasto, con tutto quello che ne consegue,  in termini di liti, tentennamenti e, perché no, crisi di governo. Rottamare la Cancellieri potrebbe voler dire rottamare l’intero esecutivo. Un tempo si sarebbe parlato di crisi al buio, ma siccome al buio siamo già da un pezzo al massimo tocca parlare di crisi al telefono, perché come sempre ormai  ogni guaio arriva dalle intercettazioni. Una volta uno spot televisivo sosteneva che il telefono ti allunga la vita. Ora una telefonata rischia di accorciare la vita del governo. E se non gliela accorcia comunque gliela complica. Perché, comunque vada, più la mandi giù e più la rospa - anche se dimezzata - rischia di tornare su e di avvelenare il resto della legislatura. di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet

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