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Franco Zeffirelli e le lacrime per Berlusconi: "Siamo due vittime dei dittatori di sinistra"

Il regista, 90 anni, era sotto Palazzo Grazioli "Sono andato come sarei andato a 30 anni"
di Francesca Canelli domenica 11 agosto 2013

2' di lettura

"Berlusconi deve restare il leader, senza alcun dubbio. Senza di lui non c'è speranza". Franco Zeffirelli, in un'intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, esprime tutto il suo dispiacere per quello che sta capitando a Silvio Berlusconi. Il regista ha dimostrato ancora una volta la sua lealtà all'ex premier, presentandosi alla manifestazione sotto Palazzo Grazioli, con 40 gradi, a 90 anni. "Sono andato come sarei andato 60 anni fa, non si può cambiare bandiera così", dice. E le lacrime? "Ho pianto anch'io con lui. Ci siamo abbracciati commossi. Lui è vittima di una flottiglia di ipocriti travestiti da democratici. Mascalzoni!". La condanna ai danni del Cav ha lasciato il maestro del cinema arrabbiato e combattivo, per lui non ci sono basi su cui basare la decisione: "Ho letto un po' le carte - dice - Non mi pare ci sia niente di rilevante. Dovrebbero invece essere messi sotto accusa dai magistrati gli altri, quelli che continuano a comandare davver, che fecero fuori Craxi e affossarono Andreotti. Maledetti ispiratori della politica, e non mollano ancora". Su chi siano questi "orribili burrattinai" Zeffirelli è sicuro: "Compagni di teppismo politico, non si può più parlare di comunisti, una sinistra italiana fiorita dopo la guerra a colpi di ricatti e calunnie".  Ma Berlusconi è sotto processo anche per accuse di altro genere. "Ha fatto delle scemenze personali, è vero. Ma chi non ne fa? Ma il vero scopo di tutto questo è cacciarlo dalla scena politica". Tentativo messo in atto soprattutto da alcuni "imbecilli, cialtroni che ruttano, fanno di tutto e sono privi di qualsiasi preparazione democratica". Il peggiore? Beppe Grillo, senza dubbio: "Io non lo considero nemmeno". Silvio, quindi, sempre e solo. "Un grande statista. Lo conobbi quando era giovane e finanziava la cultura, il talento, il teatro. Grazie a lui, non lo dimentico, sono stato senatore per due volte. Che interesse aveva se non l'amicizia? Ecco perché ho pianto. Ecco perché adesso, sì, sono stanco. E abbattuto".

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