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Quindicimila aziende chiuse per mancati pagamenti. A casa 60mila lavoratori

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 7 aprile 2013

2' di lettura

  Nel giorno in cui il governo dovrebbe sbloccare i fondi per pagare le imprese in credito con la pubblica amministrazione la Cgia di Mestre rende note le dimensioni del dramma nel quale sono precipiate negli ultimi anni le attività italiane. Dal 2008 alla fine del 2012 sono oltre 15mila le aziende che hanno dovuto chiudere i battenti a causa dei ritardi dei pagamenti. I numeri sono quelli di una guerra silenziosa che continua a fare morti in maniera esponenziale: in quattro anni i fallimenti sono aumentati pù del doppio (+114%). Nel 2008 erano 1.800, a fine 2012 hanno toccato quota 3.860 con 60.000 posti di lavoro persi. Dati molto preoccupanti che mettono in luce gli effetti negativi sul tessuto produttivo ed occupazionale italiano dei ritardati o mancati pagamenti sia da parte di privati sia da parte dello Stato.  I risultati a cui è giunta la Cgia di Mestre hanno origine da alcune osservazioni realizzate da Intrum Justitia. Secondo questo istituto, il 25% delle imprese fallite in Europa chiude a causa dei ritardi dei pagamenti. Tenendo presente che l’Italia è maglia nera in Europa per quanto concerne la mancata regolarità dei pagamenti tra la Pubblica amministrazione e le imprese nonchè nelle transazioni commerciali tra le imprese, la Cgia stima che tra il 2008 ed il 2010 questa incidenza abbia raggiunto la soglia del 30%, per salire al 31% nel biennio 2011-2012. Pertanto, a fronte di oltre 52.500 fallimenti registratisi in Italia nel quinquennio preso in esame, la Cgia stima che poco più di 15.100 chiusure aziendali siano addebitabili ai ritardi nei pagamenti. "Oltre ai ritardi nei pagamenti - osserva il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - hanno sicuramente concorso alla chiusura di queste attività anche gli effetti nefasti della crisi, come il calo del fatturato dovuto alla contrazione degli ordinativi e il deciso aumento registrato in questi ultimi anni dalle imposte e dai contributi, oltre alla forte contrazione nell’erogazione del credito che ha caratterizzato l’azione degli istituti di credito nei confronti soprattutto delle piccole imprese". "Visto che il 95% delle imprese in Italia ha meno di 10 addetti - ricorda la Cgia - l’eventuale sblocco di una parte importante dei 91 miliardi di euro di arretrati che la Pubblica amministrazione conta nei confronti delle imprese, gioverebbe a tutto il sistema economico ed in particolar modo alle piccole realtà imprenditoriali". "Affinchè ciò avvenga - conclude Bortolussi - questo provvedimento di smobilizzo deve essere accompagnato dall’impegno dei destinatari di questi pagamenti a saldare in tempi rapidissimi gli arretrati accumulati nei confronti dei propri subappaltatori/subfornitori. Solo così tutto il sistema produttivo potrà beneficiare di questa nuova ondata di liquidità".  Nop  

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