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Le dieci piaghe di Napolitano

di Mattias Mainiero domenica 7 aprile 2013

2' di lettura

Dai sette savi di Platone (Solone, Biante, Pittaco, Cleobulo, Chilone, Misone) ai 10 saggi di Napolitano (Onida, Mauro, Quagliariello, Violante, Giovannini, Pitruzzella, Rossi, Moavero Milanesi, Giorgietti, Bubbico). I greci già in passato erano in ristrettezze. Noi italiani, invece, continuiamo a non badare a spese. Luigi Flaiano Pescara   Divertente, caro Flaiano. Gliene propongo un’altra. Visto che alla fine i dieci saggi italiani che prendono il posto dei sette savi di Platone combineranno poco, che ne dice delle dieci piaghe d’Italia. Lo stile è quello dieci punizioni egiziane. Prima: tramutazione dell'acqua in sangue. Già fatto, grazie alle superbollette idriche e anche dell’energia elettrica, del gas e di tutto il resto, senza contare Imu e Tares in arrivo. Seconda: invasione di rane dai corsi d’acqua. Per la verità, però, non sono rane: grilli e grillini nella pozzanghera romana. Terza: invasione di zanzare. Sempre loro, i grillini arrivati a Roma. Ufficialmente dovrebbero essere quasi dei fantasmi. Ordine di Beppe: muti. Si vedono dappertutto. Parlano, discutono, dettano legge. E ogni volta che pungono sono dolori. Quarta: invasione di animali feroci. Piaga cronica in Italia: politici pirana, giaguari, smacchiatori di giaguari. Qualche serpente con la lingua biforcuta. Ogni tanto anche qualche pirla, che però non è un animale e non è feroce. Quinta: moria di bestiame. Basta sostituire il bestiame con gli imprenditori. Sesta: ulcere su animali e umani. Chiamatela, se volete, la piaga di Equitalia. Va bene anche l’Agenzia delle Entrate. Settima: grandine. Una volta pioveva e il governo era ladro. Poi i governi si sono specializzati. Grandine, appunto. Ottava: invasione di cavallette. Di solito, il fenomeno si verifica dopo ogni elezione politica. Passano loro, mangiano e non rimane più nulla. Nona: tenebre. Quelle che arrivano dopo il passaggio delle cavallette. Decima: morte dei primogeniti maschi. E qui, caro Flaiano, noi facciamo le corna, anche se non siamo necessariamente primogeniti. E li chiamavano i saggi di Napolitano. mattias.mainiero@liberoquotidiano.it

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