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Fotografava vagine. Ora invece vuole togliere il rossetto alle donne...

Oliviero accusa le donne con trucco e tacchi: istigano alle violenze. Ma lui ha passato la vita a sfruttare il corpo femminile
di Andrea Tempestini domenica 12 maggio 2013

3' di lettura

di Giordano Tedoldi Oliviero Toscani è come quei lussuriosi sfibrati che, dopo aver passato un’esistenza tra le floride e nude carni delle fanciulle, se ne disgusta, e vorrebbe frequentare solo monache, o Boldrini. Dopo decenni a fotografare vagine e glutei, ora il fotografo sente il richiamo dell’anima, dell’Essere. Potrebbe cominciare a fotografare copertine dei libri di Heidegger. Dice Toscani che  «le donne devono essere più sobrie. Diano importanza all’essere più che al sembrare». E aggiunge: «Non  devono truccarsi, mettersi il rossetto, devono volersi bene per quello che sono. (...) La smettano di dover sempre sedurre, altrimenti  finiranno per sedurre solo maniaci e i violenti. Ormai i tacchi sono  inversamente proporzionali all'intelligenza. È un vero disastro».   È la solita storia, il maschio che consegna il modello dominante alla donna, e se non fa come dice lui, si meritano di essere violentate. Questo ragionamento (si fa per dire) proviene da colui che si è arricchito in modo oseremmo dire ridicolo con campagne pubblicitarie come quella per l’Unità, in cui il giornale di Gramsci (allora diretto da Concita De Gregorio) spuntava dalla tasca posteriore di una minigonna jeans, indossata da una ragazza della quale non era ritenuto necessario inquadrare altro che il posteriore e un moncone di gambe. Un bel taglio da macellaio. Lo stesso occhio norcino aveva prodotto la campagna per i jeans Jesus, uno sferico culo strizzato nella minigonna jeans, e lo slogan, di grande spessore ontologico: «Chi mi ama mi segua». A voler prendere sul serio le tesi da bar di Toscani circa la provocatorietà di certi atteggiamenti, già questi due esempi basterebbero a rappresentare altrettanti inviti agli stupratori: prego, fate pure, ce la meritiamo la violenza.   Ma Toscani ha fatto di più, molto di più, è un vero artista lui, non ha paura di esagerare. Ha fatto il calendario delle vagine, allegato al numero di gennaio 2011 della rivista Rolling Stones. «Dodici pubi in primissimo piano», come si legge in un lancio dell’epoca, per illustrare il Calendario 2011 del Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale. Dalla macelleria alla pelletteria, tutto sul corpo della donna. Non male per uno che oggi tuona contro le donne oggetto. Si dice d’accordo con la presidente della Camera, Laura Boldrini, che vorrebbe togliere il corpo femminile dalle pubblicità, un’altra che vuole decidere d’autorità cosa deve fare una donna, come deve lavorare, come deve mostrarsi, un’altra che sa cosa sia l’essere e cosa l’apparire, e lo vuole spiegare alle povere fanciulle traviate dall’alto della sua scranna presidenziale. Davvero misterioso il procedimento per cui appena diventi presidente della Camera, ti metti a imporre agli altri la tua visione del mondo: cosa è lecito e cosa è proibito, cosa è morale e cosa immorale. Spiegate alla Boldrini che la sua non è una cattedra di etica pubblica, deve coordinare i lavori parlamentari. Senza contare che la discussione è di una grossolanità sconcertante. Truccarsi sarebbe una concessione vanitosa all’apparenza? Una seduzione aggressiva? E perché mai? Nella civiltà giapponese, la donna si trucca per modestia, perché ritiene arrogante mostrarsi senza. È un gesto di umiltà, mentre è arrogante e provocatorio non truccarsi. Sono differenze culturali, certo, ma che indicano che il problema non è se truccarsi o meno, se mettersi  i tacchi alti o le ballerine, se mostrarsi mezze svestite in una pubblicità o indossare il tailleur da donna in carriera, perché la follia dello stupro o dell’omicidio predatorio dell’uomo sulla donna non ha nessun rapporto con tutto ciò.  Una donna deve sentirsi libera di detestare il tailleur, di andare in giro in minigonna jeans e maglietta con una spalla nuda, senza che Toscani o la Boldrini abbiano niente da ridire. E di girare uno spot sulla crema idratante senza venire messa tra le istigatrici del femminicidio. Libere di non ascoltare le prediche di chi, dopo una vita a lucrare sul corpo, ora vorrebbe lucrare pure sull’anima.

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