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Saviano, il censore, fa la guerra al web:"Via i bulli da twitter e facebook"

di Ignazio Stagno domenica 12 maggio 2013

Roberto Saviano

2' di lettura

Roberto Saviano si è stufato di twitter. Fin quando a twittare è lui con citazioni di Confucio, Proust o Salvemini tutto ok. Se invece qualcuno scrive quello che gli passa per la testa e margari critica l'aurtore di Gomorra, beh allora Saviano va su tutte le furia e invoca a gran voce la censura sui social network. Lo scrittore punta il dito contro "il popolo del web" e contro chi insulta: "E' giusto bannare chi usa i commenti per fare propaganda, chi ripete sempre lo stesso concetto quasi a fare stalking, chi  -  ad esempio  -  dice di conservare una bottiglia di champagne da aprire il giorno della mia morte, chi dice di avermi visto a bordo di una Twingo rossa o una Panda verde a Caivano o a Maddaloni sottintendendo che non è vero che vivo sotto protezione". La censura di Saviano - Non chiamatela censura. Altrimenti Roberto si offende: "Agli estremisti della rete che obiettano: 'ma questa è censura', rispondo che chi vuole può aprire una sua pagina per insultarmi, ha l'intero infinito web per farlo. È che in realtà l'insultatore vuole vivere della luce riflessa dell'insultato". E qui casca l'asino. Saviano non riece a tenere a bada il suo ego. Anzi lo ribalta e lo amplifica pensando che chi lo insulta lo fa per invidia e per avere un pezzetto della sua notorietà. "Chi vuole usare il network solo per fare bullismo mediatico potrà aprire il suo personale fight club, senza nutrirsi, come un parassita, della fama degli altri", afferma Saviano. E allora cosa fare? Black list dei disturbatori - Lui, paladino della libertà di pensiero e di espressione (di sinistra) lancia l'idea di una black list dei "disturbatori": "La necessità di regole non può passare per censura. Comprendo che la libertà della rete non può essere strozzata da vincoli, comprendo che i vincoli possono diventare pericolosi perché pericolosa è la valutazione: cosa è legittima critica o cosa è diffamazione? Ma la gestione delle regole non è un vincolo, è funzionale al mezzo, alla sua sopravvivenza, all'interesse che gli utenti continueranno o meno a nutrire. Bannare è decidere di dare un'impronta al proprio spazio: è esercitare un proprio diritto". Insomma la critica fa male. Se diretta ancora di più. A Saviano piace solo il pulpito di Fazio a Che tempo che fa. Lì è libero di parlare. E gli italiani di cambiare canale. (I.S)

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