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Basta diktat: facciamo da soli

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 9 giugno 2013

4' di lettura

di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet Le lacrime di Elsa Fornero il giorno in cui presentò agli italiani la riforma delle pensioni sono passate alla storia. Lo povera ministra Frignero ci stangava, costringendoci ad andare in pensione alla vigilia dei settant’anni, ma ci dimostrò che soffriva le pene dell’inferno. Il pianto mostrava il volto umano dei tecnici i quali si accingevano a tirarci il collo ma per il nostro bene. Così almeno sosteneva gran parte della stampa nazionale, che di fronte a Mario Monti e ai suoi ministri era in adorazione e ogni volta che parlava del professore lasciava un filo di bava sulle pagine. Per quanto ci riguarda abbiamo sempre dubitato che la cura impostaci servisse a farci star meglio e anzi abbiamo in più di un’occasione sostenuto che le misure badavano solo a compiacere Frau Merkel, cioè il panzer piazzato a difesa dei forzieri tedeschi. Le terapie adottate non potevano che peggiorare le condizioni del malato, rendendolo ancor più debole di quanto già non fosse. Col passare dei mesi la nostra diagnosi è stata confermata e infatti non c’è dato macroeconomico che testimoni un miglioramento del nostro Paese, se non la riduzione del deficit di bilancio, indicatore caro ai ragionieri di Bruxelles ma di certo non è in grado di sfamare le persone rimaste senza stipendio. Tutto ciò premesso, non si conosceva però come si fosse giunti ad alcune decisioni. Come cioè siano nate le stangate che i tecnici ci hanno impartito nell’anno in cui si sono presuntuosamente auto-investiti dell’incarico di salvare l’Italia. Ad alzare il velo ci pensa ora Andrea Riccardi, ex ministro della cooperazione e uno degli uomini più vicini a Monti nel momento in cui il presidente del Consiglio decise di intraprendere la sua «salita» in campo. Secondo quanto riportava ieri Dagospia, Riccardi, patron della comunità di San Egidio, in più di un’occasione avrebbe raccontato i retroscena di alcune sedute del consiglio dei ministri, retroscena che ieri, a tarda sera, non avevano ricevuto alcuna smentita. In che cosa consistono questi segreti dietro le quinte? Il sito online racconta, attribuendoli  a Riccardi, particolari inediti, sostenendo che il governo di Monti si sarebbe comportato «con un sadismo politico servile alla Merkel e alla Germania come nessuno mai prima aveva fatto in Italia». Testuale. Detto da noi (che infatti lo scrivemmo poco giorni dopo il varo della manovra, l’otto dicembre del 2011) sarebbe stato normale. Detto da Riccardi, cioè da colui che ha condiviso le scelte di Monti, no. Perché significa che l’ex presidente del Consiglio venerato da giornalisti e establishment, l’uomo che tutti descrivevano impegnato fino allo spasmo a salvarci, in realtà non faceva i nostri interessi, ma quelli dei tedeschi. Ma prendiamo le parole dell’ex ministro della cooperazione riportate da Dagospia. «Più Monti assumeva provvedimenti lacrime e sangue, più esodati la Fornero creava, più saliva la protesta  e la sofferenza delle classi  più deboli, più a Palazzo Chigi erano soddisfatti perché proprio quella era la dimostrazione lampante di credibilità verso la signora Merkel. Cioè, più legnate riuscivano a dare al Paese e più pensavano di essere forti in Europa». Capito? Altro che lacrime. Questi  ci stangavano e si fregavano le mani dalla contentezza. Eravamo diventati una specie di dépendance di Cruccolandia. A Berlino si dettava la linea e a Roma la si eseguiva. E più male faceva agli italiani e per loro meglio era. Il commento di Riccardi secondo il sito online è racchiuso in quattro parole. «Follia allo stato puro». L’ex ministro rivela anche che Mario Monti era convinto di dover distribuire legnate per rieducare gli italiani. Si sentiva un professore che stanga gli alunni  svogliati per indurli a studiare a comportarsi meglio. Nel nostro caso gli italiani dovevano imparare che il bengodi era finito, adeguandosi a un tenore di vita e di benessere più basso di quello cui erano abituati. Per questo è stato fatto un uso propagandistico di Equitalia, colpendo  «indicatori di ricchezza come le auto e le barche, scoraggiandone l’uso anche a chi le tasse le pagava».  Il tutto, aggiunge Riccardi, «mentre il benessere personale del senatore a vita Mario Monti non ne ha mai sofferto, ovviamente». La confessione getta una nuova luce su quello che è stato il governo dei tecnici e sulle motivazioni che lo hanno indotto a imporre al Paese un’austerità a base di tasse e non di tagli. Monti era un mero esecutore. Un travet della stangata che cercava di imporre la soluzione finale all’Italia. A maggior ragione, dopo aver letto la ricostruzione del ministro Riccardi, ci sentiamo di dire che il nostro Paese deve trovare la propria strada per uscire dalla crisi. Basta con le cure imposte dall’alto. Stop ai diktat di Berlino. Non siamo una succursale del Bundestag, ma siamo il Paese che fino al 2001 aveva una bilancia commerciale migliore di quella tedesca. Ieri, anche Silvio Berlusconi ha dato l’altolà alla politica di Angela Merkel, arrivando a dire che se necessario si dovranno scomporre i meccanismi dell’area Euro. Benvenuto nel club. Non degli euroscettici, ma degli europei che non si bevono tutte le scemenze che calano da Bruxelles.

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