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Pier già in difficoltàBonanni lo molla,bagnasco gli tira il freno

Il capo dei vescovi al nascente polo cattolico guidato dal leader Udc: non svendete la famiglia alla sinistra.
di Matteo Legnani domenica 12 agosto 2012

3' di lettura

  di Fausto Carioti Alla Cosa Bianca cui stanno lavorando Pier Ferdinando Casini, Corrado Passera, Andrea Riccardi e gli altri inquieti neocentristi mancava solo la benedizione ufficiale dei vescovi. È arrivata ieri. Ma dentro c’è la sorpresa, non gradita a tutti: quello del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, è un via libera molto condizionato. I cattolici sono invitati a partecipare alla vita pubblica «sempre più numerosi e ben formati», a seguire l’esempio dei «grandi statisti cattolici» del passato. Questa presenza in politica deve però avvenire senza cedere un millimetro sui «principi di fondo»: la famiglia e la vita. Il senso è chiaro: le nuove forze cattoliche non possono scendere in campo per accettare compromessi con chi ha posizioni opposte a quelle della Chiesa su questi temi. Difficile non cogliere riferimenti al partito di Nichi Vendola e all’ala sinistra del Pd, pronti - per ammissione degli stessi leader - a formare un governo con l’Udc subito dopo le elezioni. A differenza di tanti suoi vescovi, che hanno accolto con entusiasmo la fine di Berlusconi e l’avvento del governo Monti, Bagnasco ha subìto quest’ultimo come il male minore, non apprezzandone molte scelte, come quelle adottate nei confronti della famiglia e dell’educazione cattolica, giudicate insufficienti e in certi casi punitive. Perplessità che ora si estendono alla lista civica “montiana”, o Cosa Bianca che dir si voglia: è un’operazione di potere, per occupare poltrone pagandone il prezzo con il riconoscimento delle coppie omosessuali, come fa capire la recente svolta del segretario dell’Udc Pier Ferdinando Casini? O rappresenta un’affermazione dell’orgoglio cattolico, della quale però al momento mancano le prove? Così il capo dei vescovi indica dove sta il confine: «Sui princìpi di fondo non si può mercanteggiare. I valori non sono tutti uguali, ma esiste una interna gerarchia e connessione. L’etica della vita e della famiglia non sono la conseguenza, ma il fondamento della giustizia e della solidarietà sociale». O di qua o di là. L’avvertimento arriva mentre nella nuova costruzione si aprono crepe vistose. Quando si è capito che Casini intende allearsi con Vendola, portando in dote l’intera lista, per alcuni il risveglio è stato brusco. È sbottato Natale Forlani, portavoce del Forum di Todi: «Non stupisce che buona parte del Pd e Vendola pensino quello che pensano delle coppie di fatto. Stupisce che nei dieci punti di governo presentati, la priorità sia questa e non la famiglia. E di sicuro portare la Fiom al governo non mi sembra una grande idea», ha detto alla testata online Linkiesta.it. Morale: «Non apprezzo le basi su cui è stata costruita l’idea di un accordo a sinistra». Le pubblicazioni del matrimonio tra Udc e Sel hanno spiazzato anche Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori, un altro di quelli che lo scorso anno, a Todi, pregarono per la fine di Berlusconi: «Ho parlato con Buttiglione. Gli ho contestato la sua fuga in avanti. “Ma come, proprio tu Rocco?”. Devo ammettere che l’ho trovato in grande difficoltà». I toni saranno meno alti e spirituali, ma il succo del discorso non è diverso da quello fatto ieri da Bagnasco. Soprattutto, tra i cattolici delusi c’è un pezzo da novanta come il neocatecumenale Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. Nel 2014 compirà 65 anni e il suo mandato, secondo lo statuto del sindacato, dovrebbe concludersi lì. Anche lui è tra quelli di Todi e tutti lo danno affaccendato a contribuire al progetto centrista. Ma le ultime vicende e la deriva a sinistra lo hanno costretto a rivedere l’ordine delle priorità: Bonanni adesso vuole farsi confermare leader della Cisl. Un percorso in salita, ma chi gli ha parlato assicura che le tenterà tutte. Solo se nei prossimi mesi capirà che l’impresa è impossibile, ripiegherà sull’opzione politica. A conferma del fatto che i matrimoni gay e i temi etici di cui parla Bagnasco potrebbero essere decisivi per le sorti dell’esperimento centrista e per l’esito delle elezioni, ieri 173 parlamentari guidati da Eugenia Roccella, Raffaele Calabrò, Alfredo Mantovano, Maurizio Gasparri, Maurizio Sacconi e Gaetano Quagliariello (ma ci sono anche laici esterni al Pdl come Stefania Craxi), hanno preso posizione con un documento. Dicono «no» al matrimonio omosessuale: «Non siamo disposti a svuotare l’istituzione del matrimonio, attribuendo a unioni affettive, anche omosessuali, un riconoscimento giuridico analogo a quello matrimoniale». Però sono pronti ad allargare gli «specifici diritti individuali» riconosciuti ai componenti delle coppie di fatto, anche gay. Una posizione che pare destinata a trovare più consensi tra i vescovi che nelle associazioni omosessuali.  

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