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De Benedetti e l'avvocato: a lui Anita Ekberg a me Ezio Mauro

Invidioso di Agnelli da quando lo vide con l'attrice della Dolce vita l'ingegnere si è poi vendicato portandogli via il direttore della Stampa
di Eliana Giusto domenica 13 maggio 2012

3' di lettura

  Da quando l’ha visto entrare in casa con Anita Ekberg non ha potuto far altro che invidiarlo. Allora Carlo De Benedetti era solo un ragazzino di 14 anni, ma lui era già Gianni Agnelli, l’Avvocato.  Poi, crescendo, si è vendicato: “Io ho scelto Ezio Mauro”, a lui ha lasciato Carlo Rossella: “E’ la cosa per cui Agnelli me ne ha voluto di più”. Perché alla Stampa “per tre giorni  è rimasto senza direttore, poi si è dovuto ciucciare Rossella”. Il presidente de L’Espresso si racconta in una lunga intervista tv che andrà in onda domani sera su Rai2 nel nuovo programma Fratelli d’Italia e di cui il Corriere della Sera ha dato qualche anticipazione.   L’Avvocato - Di Agnelli dice: “L'Avvocato ha rappresentato un incredibile esempio di eleganza, di curiosità, di senso della bellezza, del gusto, e anche di arguzia, di spirito, di battute. Questi sono i lati belli. I lati brutti sono una certa superficialità, una certa volagerie: l'Avvocato non si è mai fermato un momento su una cosa, ma questa era la contropartita di tante altre doti. Non si può essere tutte le cose insieme”.  Poi racconta di quella sera in cui l’ha incontrato con l’attrice della Dolce vita: “A Torino con l'Avvocato abitavamo nello stesso palazzo. Una sera rientravo a casa, saranno state le 10 o le 11 di sera. Lo vidi entrare con Anita Ekberg. Sgranai gli occhi, perché era una donna straordinariamente bella, rimasi imbambolato e lui mi diede un consiglio, con un buffetto, i consigli che si danno ai ragazzi di quell'età, ecco... di aggiustarmi, insomma”. Il Cavaliere e Mondadori - Eppoi De Benedetti parla del Cavaliere e della vicenda Mondadori: “Credo che gli italiani ne abbiano avuto abbastanza”. E dei 564 milioni di euro: “Ho avuto la riparazione di un danno drammatico, non è che ho ricevuto un premio. La Mondadori era nostra e ci è stata portata via corrompendo un giudice. La difesa di Berlusconi dice che anziché averne corrotti tre ne ha corrotto solo uno. Va bene, vediamo cosa deciderà la Cassazione. Siamo assolutamente fiduciosi”.  La crisi - È invece pessimista l’ingegnere sull’uscita dalla crisi economica che il Paese sta vivendo: “Le cose peggioreranno ancora. La crisi si aggraverà e sarà molto lunga. L’Italia ne uscirà perché poi i paesi ne escono sempre, si tratta di vedere quanto impoverita uscirà l’Italia da questa crisi. Io penso fortemente impoverita”. La7 e Bernabè - Infine, sull’acquisto de La7 l’ingegnere nega: “Innanzitutto per comprare una roba bisogna che ci sia qualcuno che la vende, e per adesso mi sembra che Bernabè sia ancora innamorato del giocattolo. Poi però sarà costretto a vendere. Non c'è problema”.  Steve Jobs - Vero rimpianto, invece, è non aver creduto in Steve Jobs. “Con lui feci la più grande stupidaggine della mia vita. Ero in California, dove lavoravano 300 ingegneri della Olivetti. Ero con Elserino Piol, che mi disse: Ci sono due ragazzi in un garage che stanno facendo progetti, passiamo un attimo.... Vidi ‘sti due, erano Wozniak e Jobs, che trafficavano con delle piastre elettroniche. Steve Jobs mi chiese se ero disposto a mettere un milione di dollari di allora, 1980, per avere il 20% dell'azienda. Io dissi a Piol: Ma non stiamo a perdere tempo con questi due ragazzi, abbiamo cose più serie da fare. Da mangiarsi le mani. Anzi, le mani non bastano...”.  

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