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"Io non mi ammazzerò, preferisco far casino"

di Eliana Giusto domenica 13 maggio 2012

2' di lettura

«È dal 2003 che sono perseguitato dall’Agenzia delle entrate, che ha emesso multe per milioni di euro nei miei confronti per poi perdere tutte e tre le cause che abbiamo fatto. Mi stanno portando all’esasperazione, ma io non mi ammazzerò come hanno fatto altri poveri disgraziati: preferisco fare questo casino, e ne farò altri se le cose vanno avanti». Così Giuseppe Neletti, l’imprenditore cinquantenne originario di Gela, titolare della Immobiliare Mc, ha spiegato le ragioni dell’aggressione nei confronti di due addetti di Equitalia, che ha avuto luogo ieri mattina nello studio del suo commercialista a Melegnano, in provincia di Milano. L’uomo, che ha aggredito i due funzionari con calci e pugni, mandandoli al pronto soccorso, ha infatti motivato il suo gesto con l’altissimo livello di esasperazione, raggiunto dopo la lunga battaglia con l’Agenzia delle entrate e il suo braccio operativo.  «Dal 2003 a oggi mi hanno fatto tre verifiche per lavori di costruzione eseguiti dalla mia impresa» ha protestato all’uscita dalla caserma dei carabinieri di Melegnano, «e l’udienza per un’altra causa è già fissata per il 30 maggio». Un dettaglio tutt’altro che irrilevante, visto che sarebbe stato proprio questa la scintilla che ha portato all’esplosione di violenza nei confronti degli ispettori di Equitalia.  Secondo quanto ricostruito da Neletti i due, giunti nello studio del suo commercialista, avrebbero infatti chiesto informazioni sui conti della società con l’intenzione «di bloccarli. È stato di fronte a questa nuova prepotenza, che non riesco a capire visto che c’è già un’udienza tra poco più di 15 giorni, che ho perso la pazienza e gli ho alzato le mani di brutto».  Come poi sarebbe andata a finire se non ci fosse stata l’aggressione è difficile dirlo. La vicenda, infatti, non è del tutto chiara nemmeno quando si parla di cifre. Secondo Equitalia, i cui ispettori dovevano procedere a una verifica fiscale, saltata ancora prima di iniziare a causa del litigio, l’uomo avrebbe un debito di 250 mila con l’Agenzia dell’entrate. Per Neletti, che ora dovrà rispondere dell’accusa di lesioni, la cifra contestata sarebbe addirittura di 950 mila euro.  Sia come sia, ciò che è certo è che l’episodio segna il passaggio ad un nuovo livello di tensione nel conflitto sempre più duro tra il braccio operativo dell’Agenzia delle entrate, le cui modalità di azione non contribuiscono certo a mantenere sereni gli animi, e gli italiani. E la vicenda non sembra affatto destinata a chiudersi qui. «Io non mi ammazzerò, - conclude infatti Neletti - ma, se continuano a perseguitarmi, farò altri casini più gravi». di Dino Bondavalli

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