di Barbara Romano E se fosse proprio lui il dinosauro? L’ombra di Silvio Berlusconi si allunga nei corridoi di via dell’Umiltà suscitando sogni o incubi, a secondo dei punti di vista, da quando lui ha annunciato: «Tirerò fuori un dinosauro dal cilindro», promettendo «un grande shock». Molti nel Pdl sono convinti che sia proprio se stesso la sorpresa che il Cavaliere intende regalare al popolo di centrodestra a Natale, o giù di lì. Che lui non abbia affatto rinunciato al progetto di rifondare Forza Italia non è un mistero. E potrebbe essere il 26 gennaio il giorno del secondo predellino. Data non casuale perché coinciderebbe col giorno in cui Angelino Alfano intende celebrare la convention della sua incoronazione. Come tutt’altro che causale è suonata all’ufficio di presidenza la parola dinosauro. Molti ci hanno letto l’identikit del vecchio leader che sceglie il registro dell’autoironia per lanciare la sfida al delfino designato e tante volte rimangiato. Che sarà pure più giovane, ma per quanto Angelino alla fin fine sia pur sempre il suo figlioccio affezionato, per il Cav non ha niente a che vedere con il fondatore. Né Alfano né nessun altro. «È al Berlusconi del 2012 che pensava il presidente quando ha detto che servirebbe un Berlusconi del ‘94», traduce un forzista della prima ora, «un Berlusconi nuovo di zecca, che torna in pista sgravato dal fardello di un partito che per lui è morto e sepolto». Per questo, ieri sera, appena lasciato via dell’Umiltà, il Cav si è subito involato per Malindi, a cercare sollievo nel resort dell’amico Flavio Briatore. Un modo per mettere anche fisicamente una distanza da un partito dal quale si sente tradito. Berlusconi, al termine del direttorio del Pdl, a uno dei deputati a lui più vicini ha confidato la sua profonda amarezza per le parole di Alfano, che mai avrebbe immaginato così dure. Perciò, rimarrà in Kenya fino a lunedì. A leccarsi qualche ferita, forse, ma non certo a riposarsi. Anzi, utilizzerà il week-end proprio per ricaricare le pile ed essere fresco come una rosa per la campagna elettorale in cui intende spendersi in prima persona. E non certo per tirare la volata ad Alfano. Il piano che ha in mente ha il volto dei nuovi talenti pescati nel vivaio dell’università liberale di Villa Gernetto e il supporto economico e professionale di imprenditori e banchieri, giovani come il gelataio tanto bistrattato da Alfano, Guido Martinetti, fondatore di Grom, e meno giovani come Briatore o il modenese Gianpiero Samorì. Sull’arca azzurra, il Cav intende imbarcare anche i consiglieri del ’94 da cui non si è mai sentito tradito, come Antonio Martino e Giancarlo Galan, e i neoconsiglieri come Diego Volpe Pasini. I pretoriani, tipo Giuseppe Moles e Luca D’Alessandro, e quelle che i detrattori chiamano “amazzoni”: da Michaela Biancofiore a Nunzia De Girolamo, a Maria Rosaria Rossi, passando per Daniela Santanchè. Un piano che prevede la formazione di una nuova lista. Forse affiancata al Pdl, ma anche no. Una macchina da guerra che è già in moto, in barba alle primarie, e che il Cav tiene blindatissima, al punto da rinnegarla pubblicamente, come ha fatto l’altro ieri in conferenza stampa. Rientra in questa strategia anche l’aver gettato alcuni fedelissimi, come Galan e la Santanchè, nell’agone delle primarie: «Per distogliere l’attenzione dalla rivoluzione che sta architettando», confida uno dei suoi consiglieri. «Per me di dinosauro ce n’è solo uno ed è Silvio Berlusconi, che è stato già scelto dagli elettori nelle uniche primarie che contano: le urne», proclama la Biancofiore, che lancia un altolà al segretario: «Se Alfano raccoglie l’invito di Fini, si scava la fossa, perché ovunque Fini sia andato, ha distrutto tutto». Galan, invece, non è così convinto che il dinosauro sia Berlusconi: «Come sempre è avanti, i maghi normali tirerebbero fuori un coniglio dal cilindro, lui invece un dinosauro». Parola che per l’ex governatore del Veneto non allude a una persona ma a «un progetto di grosso calibro che lascerà ancora una volta tutti a bocca aperta».