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La difesa di Gianfranco non regge

Il presidente Fini attacca Libero ma non spiega chi paga il conto da 80mila euro per le camere. Evidentemente siamo noi contribuenti e lo abbiamo fatto per gli ultimi 5 anni. Totale: 200mila euro
di Lucia Esposito sabato 18 agosto 2012

4' di lettura

di Maurizio Belpietro  Gianfranco Fini querela ma non si spiega. O meglio: si spiega benissimo, perché più di quel che dice e fa dire – ovvero le solite cose contro Libero, la macchina del fango e  altre sciocchezze che servono solo ad alzare una cortina di fumo  per nascondere i fatti – conta quel che non dice. Ovvero che le nove camere prenotate in un albergo di Orbetello dall’inizio di luglio e mantenute a disposizione della sua scorta fino a metà settembre non le paga lui. Ciò autorizza a pensare la sola altra soluzione del giallo e cioè che il conto per le stanze tenute libere per i comodi del presidente della Camera le paghino i contribuenti. Anche se gli agenti non le usano, anche se ci vanno solo nei weekend, anche se Fini trascorrerà a Orbetello solo due settimane, la fattura sarà onorata per intero dallo Stato, al prezzo di favore di 80 mila euro. Una cifra che la media degli italiani vede, lorda, in un lustro o forse più, bruciata in poche settimane per le vacanze di Fini. C’è, ahinoi, di peggio. A quanto pare la spesa non sarebbe la prima, nel senso che da quando l’ex leader di An è presidente della Camera è abituato a trascorrere i suoi fine settimana nella località turistica tirrenica e da quando siede sulla poltrona più alta di Montecitorio gli uomini di scorta lo seguono approfittando dei confort di stanze sempre a disposizione. Fatti conti, in cinque anni la cifra supererebbe i 200 mila euro. Un botto che però non suscita nella terza carica dello Stato neppure un moto di vergogna, anzi, neppure il più leggero rossore o pentimento. Prova ne sia che ieri, dopo due giorni in cui chiedevamo conto della spesa in albergo e quando ormai da più parti si levava forte l’indignazione (del direttore di Lettera43, Paolo Madron, ad esempio, il cui testo pubblichiamo oggi, ma anche di Vasco Rossi, che alla vicenda ha dedicato un suo post su Facebook), Fini ha fatto sentire la sua voce tramite comunicato, annunciando ovviamente querela e precisando che la questione della scorta non è affar suo, ma del ministero dell’Interno, il quale vigila sull’incolumità degli uomini delle istituzioni. Tutto regolare insomma, tutto nella norma. Foglia di fico levata involontariamente da Repubblica. Infatti, il giornale diretto da Ezio Mauro, occupandosi della faccenda e riferendo della reazione del presidente della Camera, annotava ieri che se è vero che gli agenti dipendono dal Viminale, è altrettanto vero che a Montecitorio esiste un apposito ufficio, l’ispettorato di polizia della Camera, che pur dipendendo formalmente dal ministero dell’Interno, agisce in piena autonomia. Cioè decide gli spostamenti, autorizza le prenotazioni e così via, senza rispondere a nessun altro, ma immaginiamo noi in pieno accordo con lo scortato.  Resta da capire se a pagare alla fine sono direttamente gli uffici di Montecitorio o se l’ispettorato abbia una propria dote finanziaria, alimentata dal Viminale.  Nell’uno o nell’altro caso comunque a saldare la fattura sono sempre i contribuenti ed è difficile credere che il presidente della Camera non si sia mai reso conto dell’enorme spreco di denaro pubblico che si fa in suo nome e per la sua incolumità.  Ma ammesso che non sapesse, ora che la cosa gli è nota che cosa ha intenzione di fare? Che per pochi giorni al mare si spendano 80 mila euro, duecentomila in cinque anni, dovrebbe essere una tale rivelazione da turbare il presidente della Camera fino a indurlo a rientrare precipitosamente a Roma per far annullare la procedura, non senza aver telefonato prima all’albergatore per assicurarsi che il conto gli venga inviato personalmente. Fini insomma dovrebbe chiedere scusa e promettere senza esitazione che gli 80 mila euro li pagherà di tasca propria, e non la Camera oppure il ministero dell’Interno. E invece che cosa fa la terza carica dello Stato, questo pezzo di istituzione che rappresenta gli italiani e in loro nome chiede sacrifici? Se ne sta in vacanza nella villa di Orbetello e querela noi perché abbiamo alzato il velo sulla dispendiosa  abitudine. Egli pensa così di aver chiuso il caso. Di aver chiarito ogni dubbio, forte del formale rispetto delle procedure e delle norme. A Fini basta dichiarare di essere scortato a sua insaputa. Di avere una scorta che spende 80 mila euro in due mesi a sua insaputa. Dopo la casa di Montecarlo venduta al cognato senza che lui se ne accorgesse, ci sono gli agenti che soggiornano in albergo pagando uno sproposito senza che egli ne sappia nulla. Bel genere di politico. Bell’esempio di rigore da mostrare agli italiani e a tutte le amministrazioni pubbliche che non sanno come far quadrare i bilanci. D’ora in poi anche i sindaci richiesti di ridurre le spese potranno dire «io non sapevo». Gli italiani di fronte agli esattori del fisco non potranno dichiarare di non sapere quanto versano di tasse. Ma potranno almeno sapere quali uomini della Casta non votare mai più. Ps. Il ministro dell’Interno dopo attenta indagine ha comunicato che della scorta di Gianfranco Fini si occupa l’ispettorato di polizia della Camera. Grazie. Non c’era bisogno di un’indagine per appurarlo. Ci avesse telefonato glielo avremmo potuto dire anche noi. Il problema non è chi organizza la scorta del numero uno di Montecitorio. Il problema è che in due mesi si sono spesi 80 mila euro. Anche questo è nella regola? Se è questo ciò che il ministro Cancellieri ha appurato, abbiamo capito come funziona la spending review. I tagli riguardano i comuni cittadini: per chi sta nel Palazzo tutto continua come prima.    

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