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La benzina è più cara del 20% ma il Fisco rimane a secco

Cura Monti, crollate le vendite dei carburanti. Ed entro l'anno lo Stato incasserà 3,3 mld di tasse in meno
di Giulio Bucchi domenica 6 maggio 2012

3' di lettura

La pecora va tosata, non uccisa. Una delle massime degli imprenditori italiani diventa l’icona dell’ingordigia fiscale che si ritorce a boomerang. Negli ultimi quattro mesi (più o meno da quando è entrato in carica il governo Monti), i consumi di carburanti in Italia sono diminuiti di 965 milioni di litri. Avrebbero di che esultare gli ambientalisti - riflettendo sulla quantità di emissioni dannose non versate nell’atmo - sfera - un po’ meno i signorotti del fisco, consapevoli silenti della batosta che sta per scaricarsi sul gettito. Secondo i conteggi della Federazione gestori impianti stradali (Figisc) i 965 milioni venduti in meno hanno eroso gettito per ben 890 milioni. E non potrà che peggiorare visto che già da mesi chi può è corso all’estero a fare il pieno. Non a caso le Province frontaliere, per arginare l’emoragia, si sono precipitate in questi mesi a ribadire sconti ai residenti di confine. E aumentano le tasse aumenterà anche il traffico dei frontalieri. Stando al confronto Unione petrolifera, aprile 2011 su aprile 2012, la sola componente accise (senza Iva, nel frattempo passata al 21% e che si scarica anche sul prezzo industriale), per la benzina è aumentata del 23% e per il gasolio del 37%. Il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, è consapevole che un prolungato stato di erosione del gettito può avere effetti devastanti sulla tenuta dei conti pubblici. E non a caso, qualche giorno addietro, si è dato da fare per assicurare una riduzione delle accise. Gettito che può garantire il tanto agognato pareggio di bilancio nel 2013. Non si tratta solo dei mancati introiti degli ultimi 4 mesi. La tendenza nella breve serie storica è preoccupante. Il governo ha messo a bilancio - nel famoso decreto Salva Italia - maggior gettito annuo per circa 5,8 miliardi. «Andrà già bene se riusciranno ad incassarne 2,5 di miliardi », sottolinea una pubblicazione del sindacato dei benzinai. Sarebbe bastato - a dei tecnici attenti - consultare i dati di vendita degli ultimi anni. Oltre una certa soglia di tassazione la gente comune - che gira con l’utilitaria propria e non con rombanti scorte - non riesce proprio ad andare. Dal2009 al 2011 - quando si ventilava una timida ripresa e non la disastrosa congiuntura economica attuale - i consumi erano già scesi oltre la soglia di allarme preventivo: circa 2 miliardi di litri in meno. Tassaoggi, tassa domani gli italiani hanno chiuso l’auto in garage (o sotto casa), e dal benzinaio ci vanno piangenti forse una volta al mese, magari spulciando su internet la piazzola di servizio no logo più vicina e, soprattutto, più conveniente. La situazione è talmente drammatica - e si riflette a cascata su tutta la filiera produttiva e dei consumi - che anche all’Istat se ne sono accorti.  Ieri, anticipando i dati dell’inflazione ad aprile, l’Istituto di statistica ha sentenziato che la fiammata del caro vita è dovuta in gran parte proprio ai rincari dei prezzi energetici. Soltanto ad aprile la benzina è aumentata del 3,1% su base congiunturale e del 20,8% su base annua: incremento tendenziale più alto dal gennaio 1996. Rispetto a marzo l’aumento è del 18,6%. Il prezzo del gasolio segna un rialzo mensile dello 0,9% e annuo del 20,5%, a fronte del +22,5% del mese precedente. E come se non bastasse sono registrati in deciso rialzo anche i prezzi energetici delcomparto regolamentato, con l’energia elettrica che sale del 3,6% su base mensile e del 10,9% su base annua (dall’11,2% di marzo). Insomma, è una tragedia infinita. E senza considerare le variabili future. Nell’aria, da tempo, c’è un aumento dell’Iva ad ottobre, che passerebbe dal 21 al 23%. L’esecutivo vuole cavare un cilindro dal coniglio per evitare l’innalzamento.  Ma il gettito certo dell’Iva (ogni aumento di 1 punto percentuale vale circa 4 miliardi) è difficilmente “copribile” con misure strutturali “lunghe” come i tagli alla spesa. E poi c’è l’incognita della Protezione civile. Le calamità verrebbero coperte finanziariamente con un rincaro delle accise sui carburanti di 0,5 centesimi. Salvo poi spedire i volontari a soccorrere benzinai, raffinatori e trasportatori dal fallimento assicurato. Il governo quantifica complessivamente il maggior gettito Iva in 3,28 miliardi nel 2012, in 13,12 nel 2013 e in ben 16,4 miliardi nel 2014. Reperire questi soldi in altro modo non sarà facile. di Antonio Castro

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