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Italia addio: colpa della crisi e anche nostra

Mattias Mainiero risponde a Giancarlo Pinzi
di Mattias Mainiero domenica 15 aprile 2012

2' di lettura

Questo governo ci manderà alla malora un po’ più tardi, ma sempre alla malora ci manderà. Vi sono milioni di persone disperate a cui è venuta meno la gioia di vivere. Quando sento molti giovani che non vedono l’ora di espatriare, penso che sia finita la fiducia nel Paese. Giancarlo Pinzi e.mail Vero, ma non del tutto. Le ultime ricerche ci dicono che quattro giovani su dieci sognano di trasferirsi subito all’estero, negli Stati Uniti (16,1), in Francia (16,5), Inghilterra (11,9). Fuggono, o sognano di fuggire, per sottrarsi alla disoccupazione (fra i giovani, 31,9 per cento, in aumento di quattro punti su base annua), perché pensano che altrove le prospettive di carriera e di guadagno siano maggiori. Perché la gioventù è anche questo, è voglia di percorrere strade nuove. Fuggono per costruirsi un futuro migliore. A volte anche per mancanza di coraggio. E su questo non ci sono dubbi. Ma fuggono, o sognano di fuggire, soprattutto perché non gradiscono il presente, perché dinanzi agli occhi spesso hanno non un rischio, un’ipotesi, una probabilità di insuccesso ma la certezza di un fallimento, che è quello dei loro genitori che vivono di speranze mai realizzate, di aspettative deluse, di frustrazioni, di piccole e grandi rabbie verso la vita. Glielo dico terra terra, così evitiamo equivoci: con la voglia di andarsene non c’entra il governo di oggi, che ha pochi mesi di vita. E non c’entra tanto neppure il governo di prima, degli ultimi due o tre anni o degli ultimi dieci anni. Non c’entra neanche la crisi economica, che sta qui e in Inghilterra come in Francia e in Spagna e in Irlanda, cosa che i giovani sanno benissimo. C’entriamo soprattutto noi, noi cinquantenni o sessantenni che abbiamo voluto quei governi perché in qualche modo ci facevano comodo, perché abbiamo pensato a noi stessi e non alle future generazioni, al nostro piccolo tornaconto. Noi cinquantenni e sessantenni che abbiamo costruito un mondo vuoto, anche a livello familiare, inseguendo l’irrealizzabile e pericoloso sogno del facile arricchimento, della carriera innanzitutto, delle comodità. E così facendo abbiamo comprato ai nostri figli il biglietto per gli Usa o la Francia o l’Inghilterra. Spesso un biglietto di sola andata per un mondo che è sicuramente l’approdo di una fuga, e non credo l’inizio di una vita sul serio migliore e di maggior successo. Sconfortante. mattias.mainiero@liberoquotidiano.it

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