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Renne in pericolo, da 900 mila a poco più di 27 mila gli esemplari canadesi

Lo annuncia Survival International
domenica 9 dicembre 2012

2' di lettura

Roma, 3 dic. - (Adnkronos) - Babbo Natale rischia di doversi inventare un altro mezzo di trazione per la sua slitta carica di doni, perché anche per le renne è scattato l'allarme estinzione. Lo annuncia Survival International, che dal 1969 aiuta i popoli indigeni di tutto il mondo a proteggere le loro vite, le loro terre e i loro fondamentali diritti umani. Il branco canadese di renne del fiume George, che un tempo era il più grande del mondo, si è ridotto oggi ad una misera frazione delle sue dimensioni precedenti. Un tempo contava tra gli 800.000 e i 900.000 esemplari, dei quali oggi, secondo i dati diffusi dal governo dopo una recente indagine, potrebbero essere sopravvissuti solo 27.600, con una drastica diminuzine del 95% in generale, il 63% solo negli ultimi due anni. Responsabile della decimazione, che i ministri del governo definiscono come 'importante e allarmante', è uno 'tsunami di fattori'. Le renne, note nell'America settentrionale come caribù, sono al centro della vita e della cultura di molti popoli indigeni del sub-Artico che già lo scorso anno avevano lanciato un grido d'allarme. Uno dei fattori più importanti "è il perdurare delle prospezioni e dell'attività minerari", spiega a Survival International George Rich, un anziano del popolo degli Innu del Canada nord-orientale. "Per esempio - aggiunge - la Quest Minerals ha recentemente annunciato di voler costruire una strada attraverso il cuore delle zone di riproduzione del branco, e dai siti di esplorazione è un va e vieni continuo di elicotteri e aerei". I progetti industriali promossi dal Canada sulla terra degli Innu hanno distrutto ampi tratti dei terreni da pascolo delle renne, interrompendo i percorsi migratori. Alcuni biologi puntano il dito contro le pratiche di caccia degli indigeni, ma gli Innu hanno convissuto con i caribù per migliaia di anni, senza provocarne l'estinzione. "E' facile accusare i popoli indigeni di eccedere nella caccia - commenta Stephen Corry, direttore generale di Survival - perché di solito non hanno voce in capitolo per difendersi da queste accuse. Ma oggi, innumerevoli studi hanno ampiamente dimostrato che sono i migliori ambientalisti del mondo. Quando se ne renderanno conto governi e scienziati? Dobbiamo cominciare ad ascoltare cosa hanno da dirci i popoli indigeni sulle questioni che riguardano la propria terra: loro sanno cos'è meglio".

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