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Cinema: Loach, triste per Torino, ma l'importante sono i lavoratori

domenica 9 dicembre 2012

2' di lettura

Roma, 5 dic. (Adnkronos/Cinematografo.it) - "Sono molto triste per quanto successo a Torino, ma c'era una questione di principio: l'esternalizzazione del lavoro al Museo del Cinema, che e' un evidente problema. La questione era gia' stata sollevata ai primi d'agosto: lavoratori esternalizzati, salari bassi e l'ulteriore taglio del 10%, 5 lavoratori gia' licenziati, insomma, very unfair reasons. Tra il Museo e me c'e' una differenza di principio: il datore di lavoro principale ha una responsabilita' per la tutela di tutti i lavoratori, al di la' del loro contratto, questo e' quel che penso io, mentre il direttore del Museo (Alberto Barbera, NdR) ha dichiarato che il Museo non puo' essere considerato responsabile direttamente e indirettamente per il comportamento di terze parti. Che equivale a dire, 'ci sono persone che puliscono i nostri uffici con una paga da fame, ma noi non siamo responsabili': ebbene, io non sono d'accordo, e' contro l'interesse dei lavoratori. E sono molto dispiaciuto che qualcuno abbia sentito l'esigenza di insultare quel che stavamo facendo, dicendo che sono un megalomane (Gianni Amelio, NdR): e' triste, io non sono megalomane, come non lo e' neppure chi mi ha definito cosi'. Io sarei andato a presentare il film, ma mi hanno ritirato l'invito". A Roma per presentare 'La parte degli angeli', il regista Ken Loach ritorna cosi' sulla querelle che l'ha visto protagonista a distanza al festival di Torino, di cui ha rifiutato il Gran Premio Torino, per solidarieta' con i lavoratori della Rear: "L'importante non e' che io vada o meno a un festival, ma la gente che perde lavoro, ha salari da fame e non puo' avere una rappresentanza sindacale". Domani Loach sara' a Torino per incontrare i lavoratori della Rear, mentre dal 13 dicembre sara' nelle nostre sale con La parte degli angeli (The Angels' Share), distribuito da Bim e reduce dal premio della giuria dell'ultimo festival di Cannes. Una commedia che distilla impegno sociale e humour made in Glasgow, gioventu' bruciata e whisky sofisticato: "Il mio film precedente sulla guerra in Iraq era molto duro, ho pensato fosse ora di sorridere e raccontare la storia di chi, e sono milioni in Europa, non ha ne' lavoro ne' futuro. Ho deciso di ridere con loro, perche' ridere e' un modo di esprimere la nostra umanita', e non vederli come semplici vittime. La commedia non e' un extra, un modo di addolcire la pillola, d'altronde, potremmo considerare la commedia come una tragedia con l'happy ending. Qui al centro sono le contraddizioni del whisky: e' la bevanda nazionale scozzese, ma i giovani non lo bevono perche' costa troppo". (segue)

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