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Fini si compra anche i tappeti con i nostri soldi

Il presidente di Montecitorio acquista persiani per 7mila euro. E ancora: mezzo milione per i mobili e 1,7 per i facchini
di Giulio Bucchi domenica 29 aprile 2012

Gianfranco Fini: spese pazze alla Camera

3' di lettura

  Se c’è una cosa che certo alla Camera dei deputati non manca, sono gli arredi. Solo i mobili presenti nel palazzo valgono 16,6 milioni di euro a bilancio, nonostante i numerosi ammortamenti che si fanno man mano che invecchiano. Eppure a palazzo Gianfranco Fini e i suoi amministratori continuano a comprare, come se non fosse tempo di ristrettezze economiche.  Così nell’elenco delle spese del 2011 svetta una fattura da 7.260 euro per tappeti pagata a Zinouzi Tapì srl. Il marchio è abbastanza noto a Roma, ed è quello di un iraniano venditore di tappeti che da anni riempe i muri della città con le sue mirabolanti proposte di svendita. A sentire lui sta sempre per chiudere, e quindi bisogna affrettarsi a comprare. Molti mega cartelloni pubblicitari recitavano il più classico degli slogan promozionali del settore: «Chiudo tutto e vado in Persia». Poi naturalmente il titolare Zinonzi Keyvan di tutto fa meno che salire sul primo aereo per l’Iran.  Al centro di Roma - La sua esposizione sta a piazza Nicosia, nel centro di Roma. Luogo famoso per mille motivi: un tempo lì era la sede della potentissima dc romana, che subì anche un sanguinario attentato terroristico. Stessa piazza dove insieme al tappetaro persiano c’è un simbolo della ristorazione della bella vita anni Ottanta-Novanta: I due ladroni. Nome che divenne celebre durante mani pulite, perché quasi tutti i bei nomi di politicopoli erano stati ritratti sotto quella evocativa insegna. Infine piazza nota perché lì vi è la sede del Tar del Lazio, il più importante tribunale amministrativo. I giudici per altro sono in affitto dalle società dell’immobiliarista Sergio Scarpellini, che fece la sua fortuna proprio affittando le sedi secondarie dove fare gli uffici dei parlamentari prima al Senato e poi alla Camera dei deputati.  Così il tappeto volante di Zinouzi ci ha riportato in quella Montecitorio in cui Fini e la sua squadra proprio non badano a spese. Sugli arredi poi si cercano sempre le migliori firme, non stando a guardare su banalità come il prezzo. Così poltrone e divani dove fare riposare le stanche membra dei deputati durante le pause delle votazioni sono state acquistate da una delle migliori marche del settore: quella Poltrona Frau di Luca Cordero di Montezemolo. Solo per rinnovare quelle ormai da rottamare nel 2011 ne sono state acquistate per 52mila euro. Altri 30mila euro sono stati spesi per dare sedie ergonomiche acquistando da uno dei principali marchi tedeschi, la Sedus stoll Ag (e dire che senza volere fare a tutti i costi i nazionalisti, il recente salone del mobile ha dimostrato che l’Italia ha eccellenti firme anche a buoni prezzi).  Restauri - Più ordinaria - ma sostanziosa - la fornitura pagata ad Estel office: 113mila euro circa in un anno. Complessivamente lo scorso anno la Camera ha speso circa mezzo milione di euro per rimpiazzare il mobilio che non era più gradito o utilizzabile. Per spostarlo e rivoluzionare gli uffici a seconda delle varie esigenze, ha però speso molto di più in traslochi e facchini: 1,7 milioni di euro. E cifre rilevanti si sono aggiunte per i restauri a mobili e opere d’arte con qualche anno o secolo sulle spalle, che vengono conservati nei luoghi di rappresentanza del Parlamento. E che sono a dire il vero uno dei patrimoni più inutili e ingombranti dell’intero palazzo. di Fosca Bincher    

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