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Rai servile e senz'audio in ginocchio da Re Giorgio

La tv pubblica diventa tecnica e sobria: si spreca in commenti allineati stile Istituto Luce
di Andrea Tempestini domenica 17 giugno 2012

3' di lettura

  L’Istituto Luce leccava meno (e l’Istituto Luce leccava assai, diciamolo). A suo tempo tra l’altro c’era da avere paura sul serio, perché se giravano a Benito erano cavoli acidi. Ma Mamma Rai mica è «mamma» per niente: certe lezioni le apprende alla grande e sa cosa è bene e cosa è male. Per capirci: se nostro Signore Giorgio Napolitano decide che è il caso di andare a vedere la partita di pallone a Danzica per lanciare il messaggio alla Nazione («Vincere incoraggia i Paesi che stanno vivendo momenti difficili»), allora il cavallo di viale Mazzini galoppa in puro stile Varenne per rendere a Re Giorgio un servigio d’altri tempi.  E così nel giorno dell’esordio azzurro all’Europeo (che poi stiamo parlando di calcio, quello che Monti vuole chiudere per intenderci), la tv di Stato si trasforma in tv parastatale e son trombonate da avanspettacolo. Pronti? Via. Inizia Spagna-Italia con il duo collaudato Bruno Gentili (alla cronaca)-Beppe Dossena (al commento). A boccia ancora ferma Marco Mazzocchi vaneggia: «Lo stadio si riempirà più di tifosi spagnoli che di quelli tedeschi». E ti credo: la Germania ha giocato il giorno prima.  Dopo tre minuti dall’inizio Dossena la spara grossa: «Siamo perfetti» e non c’è bisogno di aggiungere altro. In tribuna viene inquadrato Napolitano, definito a più riprese da Amedeo Goria «tifoso numero 1 degli azzurri». E alè con la lisciata. Nel frattempo Gentili si fa prendere dall’emozione e prende la topica su un intervento di De Rossi: «Grande intercettamento!». Evidentemente confuso dalla questione Scommessopoli, Bruno riproporrà a più riprese il termine “intercetto” in tutte le sue desinenze.  È l’emozione dell’esordio, chiaro. La stessa che spinge Dossena a ragionare su livelli alti, troppo alti, a tratti incomprensibili: «Quelli della Spagna cercheranno di parafrasare qualche messaggio che arriva dalla pallanuoto». Poi partono sinapsi sui nomi dei poveri cugini spagnoli. Nell’ordine: Xabi Alonso diventa Xavi Alonso; Arbeloa (terzino destro) viene confuso col dirimpettaio Jordi Alba (sinistro), il ct spagnolo Del Bosque per un curioso effetto spazio-temporale si trasforma in Aragones (ct fino al 2008). Giusto il tempo per un «intercettamento» e Gentili tiene a far capire che anche se i maledetti iberici ci attaccano, noi siamo una nazione che sa resistere!, resistere! e resistere! e quindi «L’Italia soffre a testa alta». Napolitano può essere fiero di lui e anche il ministro Piero Gnudi, intervistato in pompa magna all’intervallo neanche fosse Pelè.  Dossena capisce che non può essere da meno e rincara con una delle sue perle inarrivabili: «Se vogliamo prendere il fallo dobbiamo convincere l’arbitro». Maledetto fischietto incorruttibile. Ma il campione del mondo ’82 ha in serbo la doppietta e su un’azione pericolosa degli spagnoli urla a Bonucci «guarda la palla! Guarda la palla!». Neanche con la telecinesi. Quindi un po’ terminologia vecchia maniera, roba che in Rai probabilmente ti fanno il lavaggio del cervello in stile «Arancia Meccanica». E allora la partita è «tattica», c’è la «sterzata brusca», parte «il fendente», Chiellini è «un gladiatore» e la manovra è «tambureggiante». Tipo festa nella savana insomma. La partita termina, è un tripudio. L’adrenalina è alle stelle e allora è il caso di spararsi venti minuti di intervista post-partita a Napolitano, non si sa mai che abbia altro da aggiungere. Meglio della valeriana. E Prandelli, povera stella? Ce n’è anche per lui, ci mancherebbe. Parte la chiacchierata a caldo, quella dove il ct ti dice tutto ma proprio tutto. Prime tre domande: silenzio. Problema tecnico. Torna la voce. Alessandro Antinelli: «Questa è l’Italia?». Risposta di Cesarone: «Questa è l’Italia». È il tripudio!  Solo che il tripudio è per molti ma non per tutti, perché alla Rai hanno pensato bene di criptare la partita su Sky. Ergo: per gli italiani all’estero niente partita ma soprattutto niente gag Napolitano-Buffon. Il presidente: «Il Principe di Spagna mi ha detto: firmiamo per un pareggio?». Gigi: «No, altrimenti ci mettono dentro». Viva l’Italia, viva la Repubblica! di Fabrizio Biasin  

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