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Baby fumatore in Indonesia. Già dipendente a soli due anni

Per Ardi Rizal prima sigaretta a 18 mesi. Ma è solo uno dei tanti a Giacarta, dove le multinazionali del fumo dominano
di Michela Ravalico domenica 23 maggio 2010

2' di lettura

Ragazzi giovanissimi con la sigaretta in bocca ci eravamo tristemente abituati a vederli: in discoteca, al parco, dopo il pranzo, con gli amici. Ma la storia che arriva dall’Indonesia ha dell’incredibile: Ardi Rizal, un bambino di soli due anni sarebbe già dipendente dal fumo dopo che il padre gli ha fatto provare la prima sigaretta ad appena diciotto mesi. Un guinness da primato, non per il giovanissimo poppante (in tutti i sensi), ma per il disgraziato padre, il quale tuttavia non si preoccupa per la salute di un figlio narcotizzato. "Non sono preoccupato per la sua salute", racconta il papà, Mohammad Rizal, "lui sta bene, piange e urla quando non lo facciamo fumare... è dipendente dopo le prime tirate a 18 mesi". Tuttavia quello dell’Indonesia sembra essere un paradiso per i venditori di fumo, i quali trovano nei giovanissimi un mercato alquanto fertile, forti anche di una legislazione in materia di lotta al fumo tutt’altro che rigida: insomma, quello che non si può fare (o più difficilmente) negli States e in Europa lo si fa nei Paesi poveri. I dati infatti sono impressionanti: il 25% dei bambini tra i 3 e i 15 anni ha provato a fumare e il 3,2% è già dipendente. Secondo la Central Statistics Agency, è un trend in crescita in un Paese in cui oltre la metà della popolazione di 220 milioni di abitanti vive sotto la soglia della povertà. Per mettere un freno a questa tendenza, Il governatore di Giacarta, Fauzi Bowo, ha annunciato che presto sarà introdotto nella capitale il divieto di fumo in tutti i locali pubblici con pene molto severe per i trasgressori.  “Il governo è consapevole dell’impatto del fumo sulla salute e ha preso provvedimenti per ridurre la produzione di sigarette, aumentare le tasse e limitare le aree fumatori", ha detto un funzionario del governo. Lotta anche alle pubblicità delle multinazionali. “Se non viene messa al bando, ci saranno molti più bambini in pericolo per il fumo".

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