La prima legge italiana a tutela degli animali è del 1913. Da allora, la normativa si è piano piano arricchita di nuove norme in difesa di cani, gatti, cavalli, volatili di varie specie, e addirittura pipistrelli, protetti da un accordo internazionale. Secondo il Pdl, però, non basta: occorre istituire il Garante dei diritti degli animali, una figura istituzionale chiamata a controllare che tutte le leggi a difesa degli animali siano effettivamente applicate. A chiederlo sono tre proposte di legge, due al Senato (Giancarlo Serafini e Diana De Feo) e una alla Camera (Fiorella Ceccacci). "Molto è stato fatto - spiega Ceccacci - sul piano legislativo per contrastare i maltrattamenti degli animali e per costruire un rapporto più maturo e consapevole con il mondo animale. Però, purtroppo, anche le leggi più avanzate trovano difficile applicazione se i soggetti istituzionali, economici e culturali di un dato territorio non si attivano per il loro pieno rispetto". La questione animalista, argomenta l’esponente del centrodestra, "ha risvolti sanitari, ambientali, commerciali, culturali, sportivi e territoriali che non possono essere affrontati esclusivamente dalle associazioni animaliste o dai pochi avveduti amministratori, ma di cui devono farsi carico le istituzioni pubbliche e private, a tutti i livelli". La soluzione sarebbe dunque instituire il Garante per i diritti degli animali, chiamato a vigilare sull'applicazione della normativa nazionale e comunitaria in materia; ad effettuare controlli e, se necessario, intervenire nelle attività di enti, istituzioni, associazioni che operano nel settore. Garante come controllore, quindi, ma anche con un ruolo propositivo nei confronti di governo e Parlamento, e operativo anche nelle campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Inoltre, il garante, così come previsto nelle proposte di legge, può ricevere segnalazioni e reclami dai privati cittadini e soprattutto costituirsi parte civile nei giudizi sui maltrattamenti agli animali. Il Garante, istituito presso la presidenza del Consiglio, dura in carica cinque anni e non può essere riconfermato. Inoltre, non gli compete alcuna indennità e la carica non può essere cumulata con altre a carattere elettivo.