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Fiat, operai di Termini in sciopero contro Marchionne

Si ferma la produzione per le accuse dell'amministratore delegato di aver scioperato la scorsa settimana per la partita Italia-Paraguay
di Tatiana Necchi sabato 26 giugno 2010

2' di lettura

Operai contro Marchionne - Sciopero allo stabilimento Fiat di Termini Imerese. I lavoratori, dopo una riunione dei delegati sindacati, hanno deciso di incrociare le braccia. A scatenare l’ira delle tute blu sono state le parole pronunciate nei giorni scorsi dall’amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne, secondo cui i lavoratori avrebbero scioperato, lo scorso lunedì, con l’unico scopo di riuscire a vedere la partita della Nazionale italiana contro il Paraguay. «Marchionne - spiega all’AdnKronos il delegato Fiom Cgil, Roberto Mastrosimone - ci ha praticamente considerati dei fannulloni e noi non lo accettiamo. Forse ha dimenticato che è stato lui ad avere annunciato la chiusura del nostro stabilimento. Noi vogliamo lavorare, ma è la Fiat che non ci permette di farlo, dal momento che il Lingotto ha deciso di chiudere e di lasciare sul lastrico più di 2.200 persone portando alla rovina migliaia di famiglie». Fine dell'assemblea - L’assemblea delle tute blu della Fiat di Termini Imerese, annunciata questa mattina, si conclusa poco prima delle 11.30. In questo momento i delegati sindacali sono riuniti per incontrare l’azienda. Ma alle 14 potrebbe esserci un nuovo sciopero mentre è fissata poco prima delle 18 una nuova assemblea per gli operai del secondo turno. Lavoratori e sindacati sono infuriati perché sanno che lo stabilimento di Imerese chiuderà i battenti a fine 2011 e si sentono le pedine della partita che Marchionne sta giocando a Pomigliano d’Arco dove domani si celebrerà il referendum: «La Fiat - dice Vincenzo Comella della Uilm - non può abbassare in questo modo il livello della discussione. Sappiamo che ciò è funzionale agli effetti contrattuali della battaglia in corso a Pomigliano. Noi, però, non accettiamo che si screditino gratuitamente lavoratori e sindacati». Comella, riguardo alle accuse dell’amministratore delegato spiega che il mercoledì precedente la partita Italia-Paraguay, «senza che noi lo sollecitassimo, i vertici ci avevano dato la disponibilità a rimodulare l’orario di lavoro e a utilizzare la pausa mensa per vedere la partita. Poi, venerdì alle 14, hanno improvvisamente cambiato parere. Una mossa studiata a tavolino perchè avevano messo in conto che la reazione a un atto arrogante sarebbe stato lo sciopero». Duqneue secondo Comella bisogna mettersi nelal testa dei lavoratori che saranno messi fuori dal gruppo e poi va ripresa la vertenza per due obiettivi: capire i piani industriali degli investitori e le risorse che ci mettono. E infine costringere Fiat a rimanere al tavolo fino a quando non saranno definite le garanzie e il futuro dei lavoratori di Termini.

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