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Bagnasco: "Sogno una nuova generazione di politici"

Il presidente della Cei esorta la politica a uscire dalla "stagione delle contrapposizioni"
di Eleonora Crisafulli sabato 30 gennaio 2010

2' di lettura

Una nuova generazione di politici cattolici. È questo il sogno del cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani. Lo ammette a Roma, aprendo i lavori del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana e rivolgendosi ai suoi confratelli: è «un sogno, di quelli che si fanno ad occhi aperti e dicono una direzione verso cui preme andare. Vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro ad essa, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti». La motivazione è semplice: è «insopportabile concentrarsi unicamente sulla denigrazione reciproca, arrivando talora a denigrare il Paese intero pur di far dispetto alla controparte». I media -  Ma la responsabilità dell’inasprimento del clima non è solo dei politici italiani, «anche i media, che devono corrispondere ai compiti di informazione e di controllo che sono loro propri in una società evoluta non devono cadere nel sistematico disfattismo o nell'autolesionismo di maniera. Il giornalismo del risentimento che si basa, più che sulle notizie, sui conflitti veri o immaginati, finisce per nuocere anche alla causa per cui si sente mobilitato». Le riforme - La politica deve deporre le armi, uscire dalla stagione delle contrapposizioni per poter centrare l'obiettivo «urgente, ma colpevolmente sempre rinviato delle riforme». Disarmare gli animi per il bene del PaeseSecondo Bagnasco, «il Paese ha bisogno di uscire dalle proprie pigrizie mentali, dai pregiudizi ammantati di superiorità, per essere meglio consapevole delle risorse e delle qualità di cui dispone, per dare una giusta considerazione ai successi conseguiti ad esempio sul fronte della lotta alla criminalità, o dell'eccellenza tecnologica, o della ricerca medico-scientifica, o della bio-alimentazione, o dell’industria creativa. Occorre essere fieri del proprio buon nome, della propria fatica, dell'impegno speso senza vanità e che, quando c'è, non può essere annullato da nessuno». Immigrazione - Il cardinale è poi intervenuto sul tema dell’immigrazione, ricordando i fatti di Rosarno. Gli episodi non sono riconducibili solo «alla difficile crisi economica che l'Italia come gli altri Paesi si è trovata ad affrontare».  A spiegare quelle giornate di violenza è una molteplicità di altri fenomeni, come «la condizione del tutto critica in cui abitualmente vivono una parte degli immigrati presenti nel nostro Paese: quelle capanne di cartone o plastica senz'acqua e senza elettricità, dunque senza il minimo requisito igienico-sanitario, incapsulate all'interno di manufatti abbandonati e diroccati, esposte alle intemperie e invase dal fango, indicano uno standard non accettabile: così non si può, così non è umano». In simili contesti non possono avere successo i tentativi di integrazione, «mentre prendono vita pezzi di società parallela e auto-referenziale rispetto ai quali diventa difficile scongiurare tensioni e micro-conflitti, che finiscono per condizionare pesantemente la percezione del fenomeno da parte dei cittadini».

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