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Tony Blair non rinnega la guerra a Saddam

"L'Iran del 2010 è una minaccia maggiore dell'Iraq nel 2003"
di Maria Acqua Simi sabato 30 gennaio 2010

2' di lettura

Oggi Tony Blair ha deposto durante l'inchiesta sulla guerra in Iraq. Ed è stata una deposizione, la sua, diretta, dura e senza fraintendimenti. Non c'è rimorso per la scelta di scendere in guerra a fianco degli Stati Uniti, ha detto Blair, perché quella scelta ha contribuito ad abbattere Saddam Hussein. Con queste parole Blair ha terminato la sua testimonianza di fronte alla commissione d'inchiesta sulla Guerra in Iraq, guidata da Sir John Cilcott. Blair ha parlato anche dell'attuale situazione politica mediorientale puntando il dito contro Teheran: "L'Iran del 2010 - ha detto - rappresenta una minaccia superiore a quella posta dall'Iraq nel 2003". Undici settembre- "Se l'11 settembre non fosse avvenuto la nostra valutazione sarebbe stata diversa. Ma dopo l'11 settembre, il nostro punto di vista e quello degli americani cambiò radicalmente", ha affermato Blair. "Fino all'11 settembre ritenevano che (Saddam Hussein) rappresentasse un rischio che doveva essere contenuto. Dopo l'11 settembre il calcolo del rischio cambiò in maniera cruciale". "Da quel momento in poi, Iran, Libia, Nord Corea, Iraq, tutto questo doveva essere fermato". Nessun segreto- Tuttavia all'incontro con il presidente americano George Bush nel suo ranch di Crawford, nell'aprile 2002, non ci fu nessun patto segreto per lanciare la guerra ma solo, ha assicurato Blair, l'impegno ad affrontare assieme la minaccia. Allora il cambiamento di regime era una delle "opzioni" e la ricerca del metodo per raggiungere questo scopo era "aperta". Quando poi gli Stati Uniti decisero per la guerra, Bush disse all'allora primo ministro britannico che "avrebbe capito" se Londra non lo avesse seguito. "Dissi allora con forza, e lo faccio ora - ha dichiarato Blair- che era giusto per noi stare a fianco all'America". Iran- L'Iran del 2010 rappresenta una minaccia superiore a quella posta dall'Iraq nel 2003: lo ha detto l'ex premier britannico Tony Blair alla commissione d'inchiesta sulla guerra in Iraq. Denunciando il pericolo posto dal programma nucleare di Teheran e dai legami di quel paese con gruppi terroristici, "la mia opinione è che non si possono correre rischi in questa vicenda", ha ammonito, lasciando intendere che ogni opzione dev'essere lasciata aperta. "Quando vedo questi legami con gruppi terroristici, direi che una gran parte della destabilizzazione nel Medio Oriente viene dall'Iran". La testimonianza di Blair rappresenta uno dei momenti culminanti dell'inchiesta condotta dalla commissione indipendente di cinque persone guidata da John Chilcott. L'ex premier è arrivato in anticipo da una porta sul retro, per sfuggire ai manifestanti pacifisti che lo aspettavano all'esterno. Tensione anche fra i parenti di alcuni soldati uccisi in Iraq. "Mi sento nauseata, le famiglie sono molto arrabbiate", ha commentato all'esterno dell'aula Rose Gentle, madre di Gordon, ucciso da una mina a Bassora nel 2004.

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