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Dalla Svizzera paragonano gli italiani ai ratti

Campagna choc contro i 45 mila frontalieri che lavorano nel Canton Ticino
di Roberto Amaglio giovedì 30 settembre 2010

2' di lettura

Mentre in Italia reggono ancora le polemiche per l'esternazione contro i romani del Senatur Umberto Bossi, dal Canton Ticino arriva una campagna pubblicitaria che magari ci farà sentire tutti più uniti. Da qualche giorno, infatti, in Svizzera è iniziata una campagna antifrontalieri che paragona i lavoratori italiani presenti in Svizzera a dei ratti. Non una simpatica trasfigurazione animalesca, tanto che nei messaggi comparsi prima in facebook e poi addirittura su alcuni volantini a Lugano e Locarno si parla espressamente di una deratizzazione da portare a termine. E in questa campagna i riferimenti agli italiani non mancano di certo. I topi, infatti, si chiamano Fabrizio (piastrellista da Verbania), il ratto Bogdan (un poco raccomandabile simil-ladro romeno con tanto di mascherina stile Banda Bassotti) e, dulcis in fundo, il ratto Giulio, con riferimento al ministro Tremonti, con uno scudo riferito allo scudo fiscale tanto osteggiato dagli svizzeri che non volevano il ritorno di capitali nel nostro Paese. Per quanto al momento non sia arrivata nessuna rivendicazione ufficiale sulla paternità dell'iniziativa e il leader della Lega dei Ticinesi, Giuseppe Bignasca, si chiami fuori, dall'Italia qualche protesta sdegnata è già arrivata. I primi a lamentarsi sono stati gli esponenti comaschi del Pdl. "Sono molto amareggiato e contrariato per la vergognosa campagna pubblicitaria messa in atto in Canton Ticino contro i frontalieri, che sono paragonati a spregevoli ratti - afferma il senatore del Pdl Alessio Butti -. I 45.000 frontalieri che quotidianamente attraversano il confine per lavorare in Svizzera costituiscono una fonte di ricchezza per il governo ticinese, perchè pagano le tasse e offrono una forza lavoro qualificata e specializzata. Anzichè lanciare campagne choc contro gli italiani, il governo elvetico dovrebbe essere grato al nostro Paese che, attraverso adeguati corsi di formazione, prepara e mette sul mercato ticinese valenti e abili artigiani, molto richiesti dalle industrie svizzere". Lo stesso Butti ha depositato un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo italiano di avviare tutte le procedure per tutelare l’immagine dei lavoratori frontalieri e far sì che il governo elvetico rispetti la loro dignità, in osservanza agli accordi italo-svizzeri in vigore.

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