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Unica-Modenantiquaria, mostra-occasione per chi cerca investimenti

Il tema è approfondito dal convegno "Investire in antiquariato: come, quando, perché"
di Monica Rizzello sabato 13 febbraio 2010

3' di lettura

Unica-Modenantiquaria, tra le più importanti mostre d’alto antiquariato d’Europa e quella più visitata d’Italia, è un’occasione per chi cerca investimenti durevoli: è alta la percentuale di pubblico, infatti, propensa ad acquistare, con cifre comprese tra i 5.000 e i 100.000 euro. Questo tema viene approfondito dal convegno “Investire in antiquariato: come, quando, perché”, nel corso del quale intervengono il presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia Giovanni Pratesi, il presidente della Federazione Italiana Mercanti d’Arte Carlo Teardo, il presidente di Nomisma Gualtiero Tamburini, il responsabile dell’Ufficio Wealth Management della Divisione Private Banking & Wealth Management della Banca Popolare dell’Emilia Romagna Enrico Turci, il responsabile Sviluppo di Open Care – Servizi per l’Arte Alessandro Guerrini. Introduce e modera Salvatore Carrubba, direttore delle strategie editoriali del Gruppo 24 Ore. L’appuntamento è per oggi, venerdì 12 febbraio alle 16.30, presso la Sala Vetri di ModenaFiere. A partire dalle ore 19.00, poi, taglio del nastro ufficiale per la XXIV edizione di Unica fine art expo alla presenza delle autorità cittadine: madrina d’eccezione sarà il Ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla. L’argomento è estremamente attuale: il mercato dell’arte antica, infatti, risente solo in parte della crisi del mondo finanziario. Tale comparto ha subito senza dubbio un forte scossone dalla crisi economico-finanziaria in atto – si stima una perdita del giro d’affari complessivo del 40,4%, da 1,3 miliardi di Euro del 2008 ai 775 milioni di Euro nel 2009 –, ma ha anche retto meglio il colpo rispetto al comparto dell’arte moderna e contemporanea – che ha visto diminuire il proprio giro d’affari nel 2009 oltre il 50% rispetto all’anno precedente). Tra le cause si può annoverare una maggiore propensione dell’arte antica a comportarsi come un bene rifugio per eccellenza (rispetto ad esempio all’arte contemporanea, dove la ricerca di una componente speculativa è risultata più evidente) e una migliore diversificazione di questo comparto (rispetto a quello dell’arte moderna e contemporanea esclusivamente legato all’arte visiva) che include gli arredi, gli oggetti preziosi, i gioielli, gli orologi, i libri antichi. Dal confronto tra importazioni ed esportazioni di beni artistici emerge chiaramente che il nostro paese è un esportatore netto di oggetti d’arte o di antichità. Se si considera l’andamento delle importazioni ed esportazioni nel 2009, è possibile affermare che lo scambio di beni artistici con l’estero ha fortemente risentito della crisi internazionale. Un dato su tutti merita di essere menzionato: il saldo di bilancia, tra il 2008 e il 2009, è diminuito di circa il 60%. Rispetto ad altri asset di investimento (oro, azioni, immobili), l’arte nel suo complesso ha dimostrato una forte capacità di protezione dall’inflazione (bene rifugio). Prendendo come riferimento l’indice aggregato dei prezzi dei beni artistici in tutto il mondo (Nomisma World Art Index), che include tutti i comparti, si può riscontrare come a una minor rendimento medio annuale (1,29%), corrisponde anche una minore rischiosità assoluta (coefficiente di variazione pari a 0,26) rispetto a tutte le altre forme possibili d’investimento. In particolare, se all’arte contemporanea è riconosciuta una maggiore funzione “speculativa” e di “esplorazione” di nuovi autori giovani ed emergenti, a quella moderna e antica è associata una funzione più di “rifugio” e di “consolidamento” dei propri investimenti.

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