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Pyongyang sul piede di guerra

Il nord minaccia di attaccare per via dello sconfinamento nelle acque della marina sudcoreana. Da Seul arriva la smentita
di Tatiana Necchi sabato 29 maggio 2010

3' di lettura

Spira un vento di guerra nella penisola coreana: l’esercito nordcoreano ha accusato la marina sudcoreana di aver sconfinato nelle sue acque territoriali e ha minacciato azioni militari di ritorsione. Lo riferisce l’agenzia nordcoreana Kcna. L'altolà dell’esercito di Pyongyang è contenuto in un messaggio alle forze armate di Seul: «Si tratta di una provocazione deliberata che punta a scatenare un altro conflitto militare nel Mare occidentale della Corea (il mar Giallo) e spingere così a una fase bellica le relazioni nord-coreane che hanno toccato il livello più basso». Se le intrusioni dovessero continuare, il Nord sottolinea che saranno messe in atto delle misure militari concrete per difendere le sue acque. La Nordcorea ha annunciato che interromperà ogni rapporto il Sud Corea.  "Tutte le questioni con la Corea del Sud saranno decise in base alla legge marziale", si legge in un comunicato diffuso da Pyongyang.  A Seul, un portavoce del ministero della Difesa ha smentito che le navi abbiano attraversato il controverso confine nel mar Giallo a ovest della penisola coreana, la cosidetta Northern Limit Line. La Northern Limit Line è il confine marittimo tracciato alla fine del conflitto tra le due Coree (1950-1953), un limite che Pyongyang non riconosce e vorrebbe fosse spostato più a sud e che è stato teatro di scambi di colpi tra le Marine anche nel 1999, nel 2002 e il 10 novembre scorso. Questa mattina il leader del nord, Kim Jong-il aveva ordinato al suo esercito di tenersi pronto a scendere in campo se Seul attaccherà: «Noi non vogliamo la guerra, ma se la Corea del Sud, con gli Usa e il Giappone che la sostengono, prova ad attaccarci, Kim Jong-il ci ha ordinato di interrompere il tentativo di riunificazione rimasto in sospeso con la guerra», avrebbe detto un altro ufficiale militare. Sale dunque la tensione tra le due Coree dopo le sanzioni decise ieri da Seul contro Pyongyang. Il nord è accusato di aver affondato una corvetta sudcoreana e di aver causato la morte di 46 marinai. Ma secondo un sito web, che raggruppa disertori nord-coreani, l'appello è stato fatto giovedì 20 maggio, ovvero prima che Seul annunciasse una serie di misure di ritorsione  per via dell’affondamento del Cheonan. L’associazione dei rifugiati nord-coreani "solidarietà Intellettuale della Corea del Nord", ha affermato che Kim ha emanato l'ordine di stare in allerta attraverso il vicepresidente della Commissione Nazionale della Difesa nord-coreana, Oh Guk-tyul. Oh ha letto il comunicato dinanzi ai media nordcoreani nel quale il leader comunista ha ordinato a militari e riservisti di stare in allerta. Il discorso è stato fatto lo stesso giorno in cui un’equipe di esperti internazionali aveva confermato a Seul che la corvetta Cheonan, di 1.200 tonnellate, fu affondata il 26 marzo vicino alla frontiera marittima con la Corea del Nord, da un siluro lanciato da un sottomarino nordcoreano. Secondo l’organizzazione di rifugiati, che cita fonti in Corea del Nord, Oh ha detto che collegare l’affondamento del mezzo navale al regime comunista è «una calunnia» di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud per «isolare e asfissiare» il paese comunista. Il vicepresidente della difesa ha aggiunto che anche se il suo Paese non vuole una guerra, la Corea del Nord risponderà all’attacco sudcoreano. Le Coree attraversano una situazione di forte tensione dopo che Seul ha annunciato la sospensione delle relazioni inter-coreane e ha chiesto le scuse del regime comunista per l'attacco. L’affondamento del Cheonan è stato l’incidente più grave avvenuto nella frontiera marittima tra i due Paesi del Mar Giallo tra i due Paesi dopo la fine della guerra di Corea (1950-1953), terminata con un armistizio invece che con un trattato di pace.

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