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Insulta in radio

Santoro insegna... E anche Talese cerca il martirio. Di Filippo Facci
di carlotta mariani sabato 30 ottobre 2010

4' di lettura

La storiella in sintesi: il giornalista Luca Telese, giornalista de Il Fatto e collaboratore non pagato della radio di Confindustria, due settimane fa è andato alla radio di Confindustria e in diretta ha detto che «Emma Marcegaglia è una cretina», dopodiché non l’hanno cacciato: l’hanno soltanto messo in naftalina per un po’; lui, allora, ha scritto un articolo su Il Fatto quotidiano e si è completamente inventato che Gianni Riotta ha chiesto la sua testa, perché è il regime, sapete. Ma raccontata così non rende: occorre contestualizzare, come si dice. Da capo, allora. Luca Telese è un prodotto perfetto di questa Seconda Repubblica, il giornalista ideale di questa classe politica tutta ciance e Ballarò: ridanciano, pettegolo, telefonatore implacabile, amico di tutti e di nessuno, banalizzatore come solo i finti romani sanno essere, forte con i deboli e buffo con i forti, uno che non ha bisogno che canti il gallo per tradirti tre volte; il suo genere di giornalismo, malato di politica, è persuaso di dover mutuare dalla medesima politica i modus deteriori, tipo la doppiezza, il paraculismo, il cinismo, il tutto con l’aria di chi sa come gira il mondo. Uno così, nel nostro Paese, riesce a fare il portavoce di Rifondazione comunista e poi a scrivere sul Giornale per 11 anni, riesce a smarchettare per inserti pubblicitari della Mondadori e poi a tirarsela da barricadero su Il Fatto quotidiano, riesce a lacrimare per i cassintegrati della Sardegna e poi a fare l’autore di Chiambretti c’è. Oltre a mille altre cose. La versione di Cruciani Limitiamoci a dire che Giuseppe Cruciani, invece, è un giornalista liberale attribuito al centrodestra che su Radio24 conduce appunto La Zanzara, trasmissione serale in cui si commentano i fatti del giorno con opinionisti e ascoltatori. Il suo programma è indubbiamente un successo, e lui, per certe sue posizioni, è decisamente detestato da certa sinistra stile Rebibbia: ed era buon amico di Telese, credeva. Non lo conosceva abbastanza.  Ed eccoci al fatto. Il 7 ottobre scorso, dopo l’esplosione del caso Porro-Arpisella e relativa conferenza stampa dei vertici de Il Giornale, Luca Telese è intervenuto telefonicamente alla trasmissione di Cruciani come faceva da anni, cliente fisso quasi tutti i giorni: i due erano soliti cazzeggiare un po’ su tutto e Telese faceva e diceva praticamente ogni cosa, talvolta sostituendo Cruciani alla conduzione come accadde nell’estate del 2009. Questa volta, però, Telese è andato ben oltre la libertà che l’amico Cruciani e Radio24 gli avevano sempre concesso: «La Marcegaglia è una cretina», ha sbracato. Dopodiché, non fosse chiaro, ha precisato: «La Marcegaglia è una cretina».  Cioè: non una critica circostanziata, e neppure non circostanziata, e neppure semplicemente dura: ha detto che è una cretina, stop. Ovvio che il direttore della Radio, Fabio Tamburini, sia intervenuto subito a margine di una vicenda che, per dirla con Roberto D’Agostino, «ha confuso la libertà di stampa con la libertà di cafoneria». Il resto ce l’ha raccontato Cruciani: «A quel punto nessuno ha invocato censure o alcunché del genere. Il direttore, perfettamente d’accordo con me, ha soltanto deciso di sospendere Telese per un po’ di tempo: questo per dare un segnale, per chiarire che non si interviene in una radio insultando l’azionista della radio». E poi? «Poi ne ho parlato pure con Telese, ovviamente, e - lui consapevole e consenziente - ci siamo inventati di mandare in onda uno spazio chiamato “Il purgatorio di Telese”, dove riesumare qualche sua vecchia performance, roba di repertorio, così, in attesa che tutto tornasse normale». Una goliardata, cioè, in attesa di tornare in onda senza drammi. Alto tradimento E invece no: perché domenica, senza avvertire nessuno e tantomeno l’amico Cruciani, Telese ha sparato il suo capolavoro su Il Fatto: «Riotta chiama, la Zanzara mi censura» titolava il quotidiano (cioè Telese) inventandosi completamente la censura e con essa un ruolo del direttore de Il Sole 24 Ore. Che c’entra Riotta? «Niente, non ho ricevuto nessuna telefonata» dice Fabio Tamburini, che peraltro ha spedito una lettera di smentita che il Fatto Quotidiano dovrebbe pubblicare oggi. «Non c’è mai stata nessuna telefonata di Riotta, è un’invenzione totale» ripete  Cruciani, amareggiato e deluso «per un collega e un amico che per anni ha potuto dire ogni cosa sulla radio di Confindustria, senza censure né niente, mai». Piccoli Santoro crescono, morale: se non ti censurano, in certi ambienti, non sei nessuno. Oddio, non è neanche vero che Telese in precedenza non abbia mai denunciato censure: l’ha fatto magari privatamente, al telefono, parlando non di Confindustria ma semmai di televisione, di La7, insomma d’altri. Preso da afflato libertario, ora, ha deciso di svoltare e di denunciare ogni possibile censura, appunto: a costo di inventarsela. Ha deciso di cominciare dagli unici - Radio24 - che non lo pagavano. Quei lettori che gli contestavano certa promiscuità con l’insopportabile Zanzara di Confindustria, beh, come dire: tutto torna a quadrare. Cruciani è Cruciani. Telese è Telese.

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