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Ragazza pakistana rapita: il padre ai domiciliari, la madre libera

Morbida la decisione del gip. Loro: amiamo nostra figlia
di Albina Perri sabato 23 gennaio 2010

2' di lettura

Rapire una ragazza perché non vuole piegarsi ai precetti dell'Islam non è poi così grave. Questo emerge dalla decisione del gip Cormio che ha deciso di mandare ai domiciliari il padre e ha liberato la madre di Almas. Loro gli hanno detto di aver rapito la ragazza all’uscita di scuola perché l’amano e volevano parlarle. Questa mattina Akatar e Aslam Mahmood sono comparsi davanti al gip del tribunale di Pesaro, Raffaele Cormio, per la convalida dell’arresto. Akatar Mahmood ha ottenuto gli arresti domiciliari; la moglie Almas è libera, con l'obbligo di recarsi a firmare presso la Caserma dei carabinieri d Senigallia tre volte alla settimana. Il giudice ha convalidato l'arresto per il sequestro della giovane, ma nella sua ordinanza sottolinea che il fatto si è «ridimensionato» perchè quando Almas ha ribadito ai suoi di non voler tornare a vivere in famiglia, i genitori hanno rinunciato ad altri «atti di costrizione», mostrando «una condotta di ravvedimento». Ma la rigidità del padre, un venditore ambulante di 40 anni, nei confronti della figlia è venuta fuori anche di fronte al gip. Akatar ha detto di voler bene alla figlia, ma anche di non capire il suo rifiuto "a vivere all’interno della famiglia e della comunità pachistana". Nessun riferimento, invece, al presunto matrimonio combinato con un connazionale. Parlando dei comportamenti del padre, l’avvocato della coppia, Marco Diamantini, ha criticato l'operato dei servizi sociali, ai quali Almas era stata affidata dal tribunale dei minori, perché lo ha costretto a non avvicinarsi alla figlia, allargando in qualche modo la frattura che si era creata nel loro rapporto. Secondo il legale, però, il padre ha compreso le ragioni di Almas, tanto che dopo averla rapita ha deciso di riaccompagnarla al centro di accoglienza di Fano e di costituirsi ai carabinieri. Ma mercoledì scorso, gli uomini dell’arma sono arrivati prima, bloccando la Daewoo della famiglia Mahmood lungo l’autostrada, oltre il casello della cittadina in provincia di Pesaro-Urbino.

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Marco Respinti

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