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Anche la Cina ha la sua marea nera

Esplosione di due oleodotti statali a Dalian. La macchia di liquame sarebbe di 180 km quadrati
di Roberto Amaglio sabato 24 luglio 2010

2' di lettura

Non bastano le preoccupanti notizie provenienti dal Golfo del Messico e dalla Louisiana, dove si registrano i primi problemi al super tappo che doveva porre fine alle perdite di petrolio, ora anche dalla Cina arriva la notizia di un disastro ecologico simile a quello della BP. Venerdì, infatti, due oleodotti della compagnia petrolifera statale sono esplosi nella città portuale di Dalian, nel nord-est del Paese. L’incendio che si è scatenato dopo l'esplosione è stato spento soltanto dopo 15 ore, per fortuna senza che si registrassero morti o dispersi. La notizia peggiore, però, è quella concernete l’impatto ambientale dell’esplosione. Nonostante il governo cinese stia cercando in ogni modo di non far trapelare la notizia, il petrolio continua a fuoriuscire e a inquinare il Mar Giallo: le prime stime, ovviamente non ufficiali, parlano di una macchia nera di 180 chilometri quadrati che rischia addirittura di raggiungere le acque internazionali. Proprio per scongiurare questo pericolo, la Cina ha già varato un piano d’emergenza, basato su decine di imbarcazioni specializzate nel recupero di petrolio e pure un migliaio di pescherecci privati, i quali hanno ricevuto l’ordine di partecipare all’operazione. Dispacci governativi – Intanto le poche notizie ufficiali che si hanno sono quelle della televisione ufficiale cinese Cctv, i cui servizi parlano di una vittoria sulla fuga di petrolio: tutti i focolai sarebbero stati spenti e anche la macchia nera sarebbe stata ridotta sensibilmente. Mancano, ovviamente, le controprove, anche perché gli operatori di Greenpeace che stavano fotografando gli effetti delle perdite di petrolio sono stati immediatamente allontanati. Inoltre sembra che gli operai al lavoro per risolvere l'emergenza siano in gravi difficoltà, come testimonia il salvataggio di un uomo che stava fissando una pompa subacquea, il quale ha rischiato di annegare nella marea nera. Probabilmente solo lo sconfinamento del liquame in acque internazionali costringerebbe il governo cinese a far luce su questa vicenda; ma questa eventualità che non ci auguriamo.

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