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Il fratello di Elisa Claps: la Chiesa custodisce un segreto

Sul caso i conti non tornano. "Le versioni del vescovo sono contraddittorie", dice Gildo. "Chi sta coprendo?"
di Albina Perri domenica 12 settembre 2010

2' di lettura

Sul caso di Elisa Claps i conti non tornano. Oltre a Daniele Restivo, qualcun altro è coinvolto nell'omicidio della ragazza scomparsa il 12 settembre del 1993 davanti alla chiesa della Trinità (dove il cadavere della giovane è stato ritrovato lo scorso 17 marzo). Qualcuno legato alla Chiesa, forse proprio un prete. Altrimenti non si spiegano le contraddizioni del vescovo, i silenzi,  le mezze verità che ancora oggiaccompagnano la storia di Elisa. Ne è convinto anche il fratello, Gildo, che oggi lo ha ribadito durante durante la manifestazione organizzata in occasione dell’anniversario dell’omicidio. «Non faccio nessuna crociata contro la Chiesa, ma alcuni uomini di Chiesa devono spiegare il perché di tanti silenzi e tante mezze verità sul ritrovamento del cadavere di mia sorella», ha detto Gildo Claps. Claps, in particolare, si è rivolto al vescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, chiedendo di rivelare «qual è il segreto da custodire così gelosamente tanto da fornire agli investigatori versioni sul ritrovamento che contraddicono palesemente con i fatti e le certezze». Il fratello maggiore di Elisa ha fatto quindi riferimento ai lavori svolti nel 1996 nel sottotetto della chiesa della Trinità: «Abbiamo certezza che in quel periodo alcuni lavori sono stati effettuati proprio in corrispondenza del corpo di Elisa, è ridicolo pensare che nessuno abbia mai visto niente». Se dal punto di vista delle indagini sull’omicidio «i tasselli del mosaico sono a posto» in quanto tutto porterebbe ad individuare in Danilo Restivo l’assassino di Elisa, ci sono, secondo Gildo Claps, «responsabilità precise sul primo ritrovamento a cui bisogna dar conto». Il fratello maggiore di Elisa ha infine fatto un appello a chi «per viltà, ignavia o sudditanza al potere, non ha parlato pur sapendo. La verità - ha aggiunto - deve venire fuori, è un dovere civile di coraggio - ha concluso - verso una città intera che ha il diritto di sapere».

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