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Bossi: "Niente larghe intese. Abbiamo l'esercito popolare dalla nostra"

Il Senatur nei panni del condottiero costituzionalista: "Napolitano ha comunque il diritto-dovere di cercare di evitare il voto"
di Roberto Amaglio domenica 22 agosto 2010

2' di lettura

Non c’è da sorprendersi se da anni la Provincia di Varese stia spingendo l’Università dell’Insubria a tributare a Umberto Bossi la laurea ad honorem in comunicazione. Il Senatur del Carroccio, infatti, anche oggi ha dato un saggio delle sue doti comunicative. Il leader della Lega, infatti, ha rilasciato un’intervista in cui convivono due concetti apparentemente stridenti: da un lato un’accorata difesa del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, dall’altro l’ormai consolidata minaccia della sollevazione popolare per scongiurare l’apertura di un governo tecnico. Quadrato intorno a Napolitano – Le prime parole sono per il titolare del Quirinale, finito negli ultimi giorni nella diatriba sul suo diritto-dovere (sancito dalla Costituzione) di sondare il terreno in caso di crisi prima di rimandare gli italiani alle urne. "Secondo me se tutti capissero che il presidente della Repubblica non può essere attaccato così facilmente sarebbe meglio", ha esordito Umberto Bossi conversando con i giornalisti a Calalzo di Cadore, dove sta trascorrendo l’ultimo giorno delle sue vacanze estive. Oltre a difenderne la figura istituzionale, Bossi ricorda a tutti anche le competenze del Capo dello Stato in caso di crisi di governo. "Il presidente della Repubblica ha il diritto-dovere di cercare una maggioranza alternativa in caso di crisi, tuttavia non la troverà perché non ci saranno i voti necessari per sostenerla. Non c'è nessuno così pirla di andare a fare il premier senza avere i voti. Un governo così dura cinque minuti. Infatti se io e Berlusconi diciamo no all’apertura di un governo tecnico i voti non ci sono". Spiegazione che non fa una grinza, anzi, in poche parole Umberto Bossi ha illustrato perfettamente l’intricato processo sancito dalla Carta in caso di crisi di governo. Tuttavia il Senatur "costituzionalista" non rinuncia a vestire i panni del condottiero, anzi, invia messaggi avvelenati all'opposizione e rilancia la possibilità di far saltare le larghe intese a suon di marce e dimostrazioni popolari. "Fini, che ha fatto pasticci, e la sinistra hanno una paura boia di andare al voto. Questa è una cosa certa. Per questo faranno di tutto per mettersi di traverso sulla strada delle urne anticipate. Noi e Berlusconi, invece, non abbiamo paura perché ci presenteremo insieme e compatti". E sulle larghe intese, invece, Bossi fa salva la prerogativa di Napolitano di verificare l’esistenza o meno di una nuova maggioranza, ma aggiunge che "il governo tecnico lo deciderà chi ha l’esercito dalla sua parte, ossia la gente. Cioè noi, che possiamo portare in piazza milioni di persone e fare un casino".

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